Il nuovo rapporto sull’attività di HADOPI relativo a tutto il 2010 mostra un quadro che per i responsabili è positivo e sintomo di successo.
Già precedenti rapporti avevano, secondo l’Autorità, evidenziato come il sistema stesse aiutando a cambiare la percezione di cosa è legale e cosa no . Ora, il soggetto che presiede alla tutela del diritto d’autore online in terra francese, ritiene quindi che le statistiche relative al primo anno di attività lo confermino: dall’entrata in vigore del sistema di risposta graduata sono stati emanati 650mila primi avvisi (il primo inviato ad ottobre 2010) 44mila secondi avvertimenti e, ora, sarebbero una sessantina i netoyen passibili di ricevere la terza e ultima lettera, quella che anticipa la disconnessione.
I loro dossier dovrebbero essere ora inviati alla procura della Repubblica per concretizzarsi eventualmente in multe pari a 1500 euro e alla sospensione dell’accesso a Internet . Tuttavia l’Autorità riferisce che queste sessanta procedure non saranno portate a termine.
In realtà il rapporto ha mostrato anche qualcosa di più : per errore è stato divulgato in chiaro uno degli indirizzi IP coinvolti, solo in un secondo momento depennato dalla relazione pubblica.
In generale, però, l’Autorità si concentra sul significato generale di questi numeri: HADOPI ritiene di riuscire effettivamente ad ottenere un effetto dissuasivo rispetto ai comportamenti di violazione di diritto d’autore online.
Tuttavia, concentrandosi solo sulle violazioni basate su peer to peer , l’effetto indiretto dei suoi colpi ha fatto crescere parallelamente il download diretto e lo streaming video (cresciuti del 35 per cento) e gli osservatori non sono affatto convinti dell’efficacia della misura. Senza contare tutte le situazioni indefinite in cui le violazioni, ad esempio, sono imputabili a macchine condivise o a reti WiFi non protette, bisogna rilevare che i numeri rappresentano una visione del tutto parziale perché non collegati all’effettivo numero di violazioni .
Claudio Tamburrino