Molti ricorderanno BeOS , quel particolare sistema operativo immediato, compatto, veloce e dall’architettura furba e flessibile , sfortunatamente finito nel dimenticatoio dal 2001 in poi. Ebbene, è rinato : ora si chiama Haiku e vuol fare come e meglio del suo predecessore.
Il merito è di Bruno de Albuquerque, ingegnere software di Google e sviluppatore open source, che ha presentato il suo progetto al Southern California Linux Expo .
Immediati il positivo riscontro della rete, l’entusiasmo dei netizen nel compiere prove e misurazioni , il desiderio struggente di voler vedere di nuovo in funzione un sistema operativo che ora si ripresenta in piena veste open source .
“La nostra priorità è farne un ottimo sistema operativo desktop . È molto vicino a quel che era BeOS e abbiamo già apportato tante migliorie”, dice de Albuquerque.
Molte imperfezioni, diversi bug e più di qualche crash delle applicazioni più note sono comunque ancora elementi che accompagnano con persistenza il funzionamento del sistema: Ars Technica li descrive accuratamente.
La rete, ciò nonostante, attende con grande impazienza: nel momento in cui scriviamo, una ricerca limitata alle ultime 24 ore offre già migliaia di risultati sull’argomento, certamente destinati a moltiplicarsi. Non solo, collegandosi al sito ci si avvede che… occorre “fare la fila”: il database di servizio del sito non riesce ad accettare ulteriori connessioni.
Le nightly build sono disponibili, per chi vuol provare, a questo indirizzo.
Marco Valerio Principato