La vicenda sembrava ormai chiusa, con la definitiva resa del celebre (e osannato) sviluppatore open source Hans Reiser. Il padre dell’omonimo file system era stato condannato a 15 anni di prigione per l’assassinio della moglie Nina . Ad Oakland il cadavere della donna era stato trovato dalla polizia su precise indicazioni fornite dallo stesso Reiser: a lungo il processo era restato in bilico per l’assenza del “corpo” del reato.
Tre anni dopo, il programmatore californiano è tornato in tribunale, chiedendo formalmente l’apertura di un nuovo processo per lo stesso uxoricidio. Secondo la tesi presentata da Reiser, l’avvocato William DuBois – all’epoca suo difensore in aula – l’avrebbe costretto a capitolare controvoglia .
Reiser ha preparato un manoscritto di quasi 120 pagine, attaccando il suo ex-avvocato e persino mettendo in dubbio la credibilità di testimoni e giudice. Lo sviluppatore non avrebbe ricevuto un processo equo, manipolato da un sistema giuridico che non avrebbe comunque accettato un’assoluzione . In pratica, Reiser ha resuscitato la tanto comune quanto abusata tesi del complotto ai suoi danni.
La tesi di Reiser si incentra su un fitto intreccio para-legale, con DuBois in prima fila per obbligarlo ad arrendersi. Raggiunto al telefono, l’avvocato ha negato tutto. Lo stesso programmatore vorrebbe riaprire il caso presso una corte federale, per ricostruire meglio la sua storia oltre che per ricevere un trattamento più equo.
Mauro Vecchio