Ricercatori olandesi della Radboud University Nijmegen hanno sviluppato un nuovo metodo di archiviazione basato su un laser a luce polarizzata: il nuovo superdisco sarebbe in grado di migliorare le prestazioni degli attuali hard disk magnetici di cento volte.
Tra i vari componenti di un PC, il disco fisso è tra quelli che ancora sfruttano di base una tecnologia anni cinquanta : sebbene i produttori si siano sforzati di migliorare le prestazioni dei dispositivi e delle interfacce, gli hard disk rimangono al momento uno dei “colli di bottiglia” principali di ogni computer.
Quanto sviluppato nell’università olandese potrebbe costituire in pochi anni la prossima tappa evolutiva dell’archiviazione: un fascio di luce laser viene impiegato per “scrivere” un disco magnetico composto di una speciale lega di gadolinio , ferro e cobalto . L’energia immagazzinata nei fotoni sotto forma di momento angolare viene trasformata nell’informazione da archiviare, cambiando la polarità del settore del disco con il quale entra in contatto.
Julius Hohlfeld, fisico al lavoro per Seagate , è entusiasta . Non si tratta del primo caso di scienziati che tentano di coniugare luce laser e immagazzinamento dei dati, ma nessuno fino ad oggi era riuscito a creare un dispositivo così funzionale. L’unico ostacolo, secondo Honfleld, sarà individuare un tipo di laser abbastanza economico e con tutte le caratteristiche necessarie.
L’attuale tempo limite di lavoro per questo nuovo meccanismo di archiviazione è di 40 femtosecondi , pari a un biliardesimo di secondo (uno preceduto da 15 zeri), contro un ordine di grandezza di nanosecondi per gli hard disk oggi in commercio.
L’unica limitazione di questa tecnologia è lo spazio fisico occupato dall’informazione sui piatti che formano il dispositivo: al momento un singolo bit occupa circa 5 micron, l’equivalente di cinque millesimi di millimetro. Troppo per rendere praticabile la realizzazione di dischi compatti e capienti. Ma il team si dice ottimista al riguardo: in una decina d’anni riusciranno a migliorare la tecnologia e ridurre lo spazio necessario per ogni singola informazione a 10 nanometri, vale a dire un decimillesimo di millimetro.
Non resta che attendere il 2017 per vedere questi nuovi hard disk arrivare nei nostri PC. Sperando che non facciano la fine dei dischi olografici , eterna promessa dell’archiviazione.
Luca Annunziata