Gli SSD hanno soppiantato da diversi anni gli hard disk, ma questi ultimi sono ancora utili per i backup, in quanto sono disponibili modelli di grande capacità a basso prezzo. Un’azienda di recupero dati ha effettuato uno studio in base alle unità inviate dai clienti, notando che i modelli più recenti sono meno affidabili di quelli prodotti prima del 2015, nonostante i miglioramenti tecnologici.
Gli hard disk recenti si rompono prima
Lo studio è stato effettuato su 2.007 hard disk con capacità compresa tra 40 GB e 10 TB. La maggioranza di essi è prodotta da Western Digital (936). Gli altri sono Seagate (559), Hitachi (211), Toshiba (151), Samsung (123) e Maxtor (27). In base all’analisi dei dati, gli hard disk guasti sono rimasti accesi in media 25.233 ore, ovvero circa due anni e 10 mesi. Il numero medio di settori danneggiati è invece 1.548.
Il numero potrebbe sembrare piccolo (un disco da 1 TB ha circa 2 miliardi di settori), ma la situazione può solo peggiorare con il passare del tempo, quindi aumenta il rischio di perdere i dati. L’azienda di recupero dati ha notato una stranezza. I cinque hard disk con meno settori danneggiati sono stati prodotti nel 2015, mentre quelli meno affidabili sono arrivati sul mercato dopo il 2015.
Considerati i miglioramenti tecnologici dovrebbe essere il contrario. Invece la causa sono proprio le tecnologie usate dai produttori per incrementare capacità e prestazioni. Non potendo incrementare le dimensioni dei piatti (devono essere da 2,5 o 3,5 pollici) hanno cambiato le tecnologie di registrazione.
La tecnologia CMR (Conventional Magnetic Recording), introdotta nel 2005, ha permesso di incrementare la densità di registrazione e di ottenere unità da 1 TB. Utilizzando invece la tecnologia SMR (Shingled Magnetic Recording), introdotta nel 2013, la capacità può superare i 20 TB, ma ciò causa uno stress maggiore per i componenti (attuatori e testine). Ecco perché i vecchi hard disk con CMR sono più affidabili dei nuovi modelli con SMR.