“Il maghetto è mio e me lo gestisco io”, così per i diritti e per tutto l’universo narrativo che gravita attorno a Harry Potter. È l’atteggiamento combattivo di J.K Rowling, madre padrona dalla cui penna è scaturito il mondo di magia capace di avvincere bimbi e adulti di mezzo mondo.
Non sono ammesse rielaborazioni, al bando tutto il materiale collaterale dal quale autori non autorizzati possano trarre profitto: la Rowling si è sempre dimostrata fermamente convinta dei propri diritti di gestire in esclusiva l’immagine e la vita di Harry Potter. Sta tentando di ridimensionare le sue rivendicazioni Anthony Falzone , avvocato che aderisce a Fair Use Project e che difende in tribunale la casa editrice RDR Books , intenzionata a stampare e vendere The Harry Potter Lexicon , enciclopedia nata come sito web che annovera tutto lo scibile su babbani e maghetti di Hogwarts.
“Mi sento come se il mio nome e le mie opere fossero stati espropriati – così si è espressa l’autrice in tribunale, alleata a Warner Bros. Entertainment nella diatriba legale contro RDR Books – agiscono contro la mia volontà, per un mero guadagno commerciale e personale”. La Rowling non tollera che altri possano trarre profitto dalla sua creatura: un atteggiamento che l’autrice aveva già sguainato contro numerose e non gradite declinazioni delle sue opere.
“C’è un numero enorme di pubblicazioni collaterali” ha però corretto il tiro Neil Blair, rappresentante della Rowling, spiegando come esista un universo di opere che si ispirano al maghetto senza infastidire l’autrice. In cosa si differenzia The Harry Potter Lexicon? Rowling ha giustificato l’attacco alla potterpedia : avrebbe anticipato la sua idea di pubblicare un’enciclopedia potteriana il cui ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza. D’altro canto Blair tradisce un atteggiamento ben più estensivo: “Il 99 per cento di coloro che hanno pubblicato prodotti collaterali sono venuti a parlare con noi. In ogni caso hanno fatto aggiustamenti per sottostare alle nostre richieste”.
RDR Books sembra non aver fatto altrettanto, ha avvertito Blair: “Questi tizi hanno rifiutato di contattarci. Hanno rifiutato di rispondere ad ogni domanda. Hanno rifiutato di rivelarci qualsiasi dettaglio”. Di qui l’accanimento legale della premiata ditta Potter, Warner Bros Entertainment al seguito: il maghetto, sostengono, è proprietà di chi l’ha inventato, e chi l’ha tratteggiato su carta possiede il diritto esclusivo di farlo esibire sulla scena mediatica.
Ma la Rowling non avrebbe motivo di scagliarsi contro il Lexicon. Non è un’opera derivata, né un adattamento nel quale si riversa l’opera originale in media diversi da quelli previsti dall’autrice, è piuttosto un’opera collaterale, un’opera che analizza e commenta il nucleo di proprietà intellettuale scaturito dalla fantasia della Rowling, e per questo motivo protetta dal fair use: questa la difesa orchestrata dall’avvocato Falzone in tribunale. Danni commerciali? Nessun danno per la Rowling, nessuna insidia alle vendite per i romanzi e il materiale video di cui il maghetto è protagonista: addirittura, il Lexicon potrebbe essere sfruttato come una leva di marketing per sospingere le vendite.
“Dare a Rowling quel che vuole sarebbe come dare all’Egitto il diritto di controllare le guide turistiche alle piramidi”, avvertiva l’esperto Tim Wu. Ma la Rowling aveva avvertito: “voglio mandare un messaggio a coloro che intendono violare il diritto d’autore, potrebbero non trarre guadagno dalla fama e dal successo del franchise Harry Potter”.
Non che vada molto meglio agli editori delle varie edizioni tradotte delle avventure del maghetto. La spagnola Ediciones Salamandra , in procinto di pubblicare l’ultimo capitolo della saga il prossimo 21 febbraio, sarebbe in rotta di collisione con le web-zine in lingua castigliana: HarryLatino , tra i siti più cliccati dai navigatori iberici e sudamericani, è infatti sparito dalle pagine del sito dell’editore assieme al concorrente MundoPotter . La colpa, pare, sarebbe l’aver pubblicato in anticipo la copertina del nuovo libro. Qualcosa che era già accaduto anche per l’edizione italiana: in quel caso, tuttavia, l’ editore non aveva attuato ritorsioni.
Gaia Bottà