A qualcuno l’annuncio ferragostano non è andato giù. La decisione di ISO e IEC di andare avanti con le procedure di pubblicazione delle specifiche dello standard DIS 29500 non è stata un successo indiscusso: lo testimonia una lettera aperta firmata da 6 rappresentanti ufficiali di altrettanti organismi nazionali coinvolti nella vicenda, alcuni dei quali anche protagonisti dell’appello mancato. Che fanno sapere di aver perso la propria fiducia nel ruolo svolto da ISO nell’intera procedura di approvazione.
“Ciò che risulta evidente è che dovremo, con riluttanza, rivalutare i nostri giudizi su ISO/IEC (…) – scrivono i rappresentanti di Cuba, Paraguay, Ecuador, Venezuela, Brasile e Sud Africa in un comunicato diffuso a margine della conferenza CONSEGI 2008 – Se in passato abbiamo sempre ritenuto di dover considerare automaticamente gli standard ISO/IEC per essere impiegati dalle pubbliche amministrazioni, chiaramente questa posizione non ha più senso”.
Parole pesanti, che minano agli occhi dei sei paesi la credibilità e l’immagine dell’organizzazione che si occupa di standard: Brasile, Sud Africa e Venezuela, che avevano portato avanti un ricorso contro l’approvazione di OOXML come standard, fanno anche sapere di non avere intenzione di “disperdere altre risorse nel convincere i nostri organismi nazionali a portare avanti altri appelli”. Prima di far calare il sipario sulla vicenda, tuttavia, desiderano puntualizzare tre questioni .
La prima è “la distorsione delle regole per facilitare la procedura fast trak di DIS 29500”, definita un “problema significativo”. Ma forse ancora più significativa è la risultante sovrapposizione tra i contenuti dello standard per OOXML e quello relativo a ODF : “Alcuni dei nostri paesi hanno fatto sostanziali passi in avanti per l’adozione di ISO/IEC26300 (ODF, ndr), non ultimo perché era stato pubblicato come standard ISO nel 2006”. Infine, la già citata sovrapposizione tra i due formati non è un problema da sottovalutare dal punto di vista economico: “È un lungo e dispendioso procedimento (…) – puntualizzano i firmatari – Per esempio, in Brasile, il processo di traduzione in portoghese di ISO/IEC26300 ha richiesto più di un anno”.
La conclusione del ragionamento è ancora più pessimista sul futuro di ISO : “Le questioni emerse durante l’ultimo anno ci pongono dinanzi ad un bivio: vista l’incapacità dell’organizzazione di seguire le sue stesse regole, non riteniamo più che ISO/IEC sarà in grado di trasformarsi in una organizzazione aperta e indipendente dalle aziende”. Un punto, quest’ultimo, definito “un requisito urgente”.
Lo scetticismo dei sei paesi è condiviso anche dall’esperto Andrew Updegrove , che sul suo blog sentenzia : “Fino ad oggi, i rappresentati del sistema tradizionale hanno spesso liquidato le critiche sul procedimento OOXML come semplice rumore di avvocati del free software che non capiscono come gli standard vengono sviluppati (…). Ma – prosegue – questo non è mai stato il caso: ISO/IEC dovrebbe prendere seriamente queste dichiarazioni, poiché alle parole seguiranno anche serie iniziative al livello di agenzie governative dei paesi che hanno firmato la dichiarazione e altri”.
In corso ci sarebbero persino discussioni tra vari stati membri di ISO per la creazione di una nuova organizzazione per la creazione di standard alternativa a quella attuale, per “coprire i bisogni di mercato che ISO e IEC sono all’apparenza incapaci di garantire”. Lapidario Jomar Silva , tra i primi a sollevare la questione procedurale pochi giorni dopo l’ormai famigerato Ballot Resolution Meeting (BRM) di febbraio: “Leggendo il testo della lettera (…) – scrive sul suo blog – mi è tornata in mente la terza legge di Newton: Ad ogni azione corrisponde una reazione, uguale e contraria “.
Luca Annunziata
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