Nell’agosto 2018 gli Stati Uniti hanno imposto al personale di tutte le agenzie governative di non utilizzare dispositivi prodotti dalle cinesi Huawei e ZTE. Pochi mesi dopo la prima delle due aziende ha presentato ricorso definendo la limitazione “incostituzionale” e chiedendone la cancellazione. Richiesta negata oggi dal giudice Amos Mazzant che ha riconosciuto al Congresso USA la facoltà di introdurre misure di questo tipo.
Il ban federale per i dispositivi Huawei non è incostituzionale
La sentenza è riportata in un documento da 57 pagine in cui si sottolinea che “la contrattazione con il governo federale è un privilegio, non un diritto garantito dalla costituzione”. Un’ennesima porta chiusa per il gruppo di Shenzhen, ormai da quasi un anno colpito da un ban in conseguenza all’introduzione nella Entity List del Dipartimento del Commercio. Dal canto suo l’azienda ha reso nota l’intenzione di percorrere altre vie legali: questa la dichiarazione affidata alla stampa.
L’approccio del governo statunitense nel National Defense Authorization Act del 2019 offre un falso senso di protezione e al tempo stesso mina i diritti costituzionali di Huawei.
Un altro tassello nel puzzle sempre più complesso che vede il colosso cinese e Washington ormai da tempo ai ferri corti, proprio nel momento in cui a livello globale sta per aprirsi l’era del 5G. Restando in tema, nei giorni scorsi sono state ufficializzate le 16 accuse mosse dagli USA nei confronti della società e si è parlato dell’ipotesi che il ban possa essere esteso a livello globale.