Come già anticipato le porte di CES 2018 (9-12 gennaio) si aprono per Google con una dichiarata battaglia anti Alexa . Il tentativo di contrastare l’invasione dell’assistente virtuale a forma del concorrente Amazon si presenta al pubblico con una comunicazione accattivante raccolta nel motto “Hey Google” che sovrasta l’area espositiva e che si reitera in tutti gli elementi decorativi che accompagnano lo spettatore durante la kermesse di Las Vegas. Si tratta della celebrazione di Google Assistant destinato ad incarnarsi nel corpo di nuovi dispositivi commercializzati da una folta schiera di aziende del settore : Sony, LG in primis seguite da specialisti dell’audio come Altec Lansing, Anker Innovations, Bang & Olufsen, Braven, iHome, JBL, Jensen, Lenovo, Klipsch, Knit Audio, Memorex, RIVA Audio, SōLIS.
Tra tutti i partner tecnologici i riflettori sono puntati su JBL e Lenovo entrambe impegnate nel commercializzare dispositivi incentrati sulla musica (basati su Qualcomm SD624 Home Hub Platform), dotati di display. Ad uno primo sguardo si notano similitudini con Echo Show ,nonostante non sia ancora chiaro se attraverso il display touchscreen sarà possibile fare qualcosa di nuovo rispetto a vedere foto, consultare l’agenda, ottenere indicazioni stradali, o consultare ricette (oltre ad effettuare videoconferenze grazie a Duo preinstallato). I dispositivi mossi da Android Things , non dovrebbero offrire la possibilità di installare applicazioni terze, ma potranno offrire all’utente finale un vantaggio nella comunicazione con il loro assistente virtuale. Questo almeno nel momento del debutto (l’apparecchio di Lenovo dovrebbe essere già compatibile con l’applicazione di Nest per il controllo di apparecchi per la domotica, come videocamere di sorveglianza e termostati intelligenti).
Che Google stia seguendo la strategia di Amazon è evidente. Proprio come il competitor la grande G continuerà a spingere le vendite del suo dispositivo da tavolo Home , rafforzando parallelamente le partnership con altri top player che possano garantire una più rapida diffusione del suo assistente virtuale . I dispositivi più congeniali per il primo approccio sono gli speaker musicali. Come si è già visto anche nel caso di Microsoft che con Cortana sembra però un po’ arrancare. All’orizzonte si intravede già Facebook che nell’ultimo periodo non ha messo freno agli investimenti in intelligenza artificiale.
Naturalmente per l’espansione Google conta sul contributo della community di programmatori indipendenti, già coinvolti in programmi di test e sviluppo specifici. Gli sviluppatori sono invitati a scaricare Android Things DP6.1 e flashare i loro dispositivi.
Mirko Zago
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