Roma – Piombo, mercurio, argento: queste sono solo alcune delle tante materie prime che ogni giorno gli italiani gettano via insieme ai propri rifiuti hi-tech; in Europa la media pro-capite di produzione di questi scarti è di 14 chilogrammi l’anno. Una situazione pesantissima sul piano ambientale, sebbene ora siano sempre di più le scorie tecnologiche che vengono intercettate dai produttori e indirizzate ad uno smaltimento corretto che può includere anche il riciclaggio.
Tutto questo accade grazie ad ecoR’it messa in piedi da Ecoqual’IT , il “Consorzio nazionale qualità uso recupero smaltimento materiali di consumo e apparecchiature IT” a cui ora aderiscono alcuni dei più importanti produttori di tecnologie attivi in Italia.
ecoR’it ha iniziato la raccolta di rifiuti tecnologici nelle province di Milano, Brescia, Latina e Lecce. Sono stati raccolti da maggio – hanno spiegato ieri i promotori presentando l’iniziativa – 41 tonnellate di materiali hi-tech provenienti dalle famiglie e oltre 86 tonnellate di quelli derivanti dalle attività business.
“La raccolta – hanno spiegato i promotori – proseguirà per tutto giugno – luglio 2005: l’obiettivo è di raggiungere 400 tonnellate di rifiuti hi-tech raccolti e trattati” coinvolgendo un numero crescente di province.
Va detto che ecoR’it, progetto pilota che tra costi di struttura, raccolta e trattamento pesa sugli aderenti per 300mila euro, si muove in anticipo rispetto ai termini imposti dalla cosiddetta Direttiva RAEE sui rifiuti elettrici ed elettronici, che impone a produttori, importatori e assemblatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche di istituire, a partire dal 13 agosto 2005, adeguati sistemi di gestione (raccolta, trattamento, smaltimento), con conseguenti oneri economici e vincoli di legge (vedi anche gli speciali di PI: Suona la campana dei rifiuti hi-tech e La lunga via del piombo ).
Ad oggi hanno aderito ad ecoR’it: Brother Office Equipment, Canon Italia, Cdc, Cpf, Epson Italia, Fujitsu Italia, Kyocera Mita, Lanier, Lexmark International, Nrg Italia, Oki Systems, Olivetti, Packard Bell, Ricoh Italia, TallyGenicom, Toshiba Tech Italia, Toshiba Europe.
Di seguito i punti chiave della nuova Direttiva. Come ben sanno i lettori di Punto Informatico, lo scorso 13 maggio è stato approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri il decreto legislativo che recepisce la Direttiva RAEE (2002/96/CE) sui rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il decreto, che sarà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni a partire dal 15 giugno e, successivamente, delle Commissioni parlamentari, dovrà essere recepito entro la scadenza fissata dall’Unione Europea al 13 agosto 2005. Da quel giorno scatteranno infatti i nuovi obblighi per le imprese. Ecco di che si tratta in un breve sommario proposto da Ecoqual’IT.
Obiettivi
– il massimo reimpiego/recupero possibile delle apparecchiature esauste;
– la prevenzione alla fonte della formazione di rifiuti attraverso una progettazione ecocompatibile;
– la minimizzazione degli impatti ambientali e l’eliminazione di alcune sostanze pericolose;
– il recupero di 4 Kg annui/procapite di RAEE provenienti da nuclei domestici, da raggiungere entro dicembre 2006;
– il divieto di collocazione dei RAEE in discarica e l’obbligo di raccolta differenziata.
Dimensione del fenomeno
– Attualmente ogni cittadino dell’Ue produce circa 14 Kg di e-waste l’anno
– Nel 2003, i RAEE provenienti dalla raccolta pubblica sono stati pari a circa 67mila tonnellate (Dati ONR 2004)
– Di questi il peso dei RAEE provenienti dal settore IT è di circa il 10%, ovvero quasi 7mila tonnellate (Dati ONR)
– Nel 2003, i RAEE provenienti dalla raccolta privata diretta dei vendor IT sono stati pari a circa 59mila tonnellate
– Il costo di conferimento di una tipica postazione (Pc-tastiera-monitor-mouse), per un peso complessivo di 24-25 Kg si aggira intorno ai 12-13 euro (Dati Certo)