Hong Kong – La lotta alla pirateria può avvalersi anche di metodi non convenzionali: niente rootkit spacciati per DRM o smanettoni al soldo delle major , ma boy-scout d’età compresa tra i 9 ed i 25 anni.
Le “guardie volontarie” saranno l’avanguardia dell’amministrazione di Hong Kong per vigilare su Internet, alla ricerca di violazioni del copyright. Secondo il New York Times , il governo locale dell’ex colonia britannica intende formare un vero e proprio “corpo speciale” antipirateria, attingendo risorse umane direttamente dalle associazioni di scout.
Tam Yiu-keung, sovraintendente della dogana di Hong Kong, ha descritto l’iniziativa come “un modo per creare senso civico tra i più giovani”, nonostante le accuse mosse dai sostenitori della privacy e dei diritti civili. I giovani scout dovranno infatti effettuare un’attività assai simile allo spionaggio : addentrarsi nei forum e nei network P2P , bersagli preferiti della lotta globale alla pirateria, per raccogliere informazioni su tutti gli eventuali reati telematici previsti dalla legge.
I boy-scout si occuperanno soprattutto di BitTorrent , dei tracker e dei siti che raccolgono collegamenti ipertestuali a file condivisi attraverso la celebre piattaforma P2P creata da Bram Cohen. La natura di BitTorrent e la popolarità di questo sistema di condivisione è tra le maggiori preoccupazioni dell’industria multimediale: anche nella liberalissima Olanda, ad esempio, i tracker sono stati messi al bando . Riusciranno i boy-scout di Hong Kong a fermare la distribuzione illegale di contenuti?
Emily Lau, membro del governo di Hong Kong ed appartenente all’ala più progressista della politica locale, è scettica: “Fare informazione e promuovere il senso civico va bene”, ha detto, “ma trasformare i ragazzini in spie?”. “Non vogliamo istigare i giovani ad essere spie e controllare altre persone”, si è difeso Tam in un’intervista rilasciata alla stampa dell’ex colonia, “ma vogliamo semplicemente che i giovani tengano gli occhi aperti su quel che succede in Rete, esattamente come nella vita reale”. Per Tam è infatti normale e scontato che un cittadino informi le autorità non appena si trovi sulla scena di un crimine. “La stessa cosa”, ha dunque precisato Tam, “deve avvenire per i reati su Internet”. No, non è un soggetto di Brecht .
“Sono soprattutto i giovani che usano Internet per fare pirateria”, ha dichiarato Joseph Wong, responsabile per l’ufficio commercio ed industria di Hong Kong, “bisogna fare i conti con questa verità: la maggior parte dei minorenni pensa che scaricare abusivamente musica e film da Internet sia diventata quasi una specie di moda”. Per il momento, i 700 boy-scout che hanno partecipato alla fase “pilota” del programma antipirateria sono riusciti a scoprire oltre 800 illeciti . Le autorità di Hong Kong, a stretto contatto con i discografici di IFPI e con MPAA , l’associazione degli studios statunitensi, hanno così potuto avviare numerose investigazioni.
Negli ultimi anni il governo della ricca regione autonoma di Hong Kong è riuscito ad assestare colpi durissimi al fenomeno della pirateria, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e rigide leggi per la tutela del diritto d’autore. Nella Cina continentale, malgrado l’ultima riforma sul copyright , il problema continua invece ad avere dimensioni drammatiche : recentemente, persino il distaccamento locale di Yahoo è rimasto coinvolto in un’inchiesta volta a far emergere un consistente traffico di contenuti illegali.
Tommaso Lombardi