Hotfile si è piegato a Hollywood

Hotfile si è piegato a Hollywood

La piattaforma di hosting capitola: promette a MPAA 80 milioni di dollari e consiglia ai propri utenti di rivolgersi al rigoglioso mercato legale. Nel suo futuro, il filtraggio preventivo o la morte
La piattaforma di hosting capitola: promette a MPAA 80 milioni di dollari e consiglia ai propri utenti di rivolgersi al rigoglioso mercato legale. Nel suo futuro, il filtraggio preventivo o la morte

Il caso era già stato chiuso, Hotfile era stato condannato da un tribunale della Florida per aver agevolato le violazioni del diritto d’autore da parte dei propri utenti, premiati per il caricamento di contenuti e invogliati ad approfittare di contenuti da scaricare. Su Hotfile ora campeggia un messaggio inequivocabile: “Se cercate i vostri film preferiti o i programmi tv online, al giorno d’oggi ci sono più modi che mai per ottenerli in alta qualità su piattaforme legali”.

Hotfile

Il testo è frutto dell’ accordo stragiudiziale stipulato nelle scorse ore tra Hotfile e MPAA, prima dell’avvio del confronto in tribunale con cui si sarebbe dovuta stimare l’entità del risarcimento. L’industria del cinema, che da anni combatte contro il cyberlocker, ha accettato di ricevere da Hotfile 80 milioni di dollari , a fronte dei 500 milioni chiesti di fronte al giudice. Ma soprattutto è riuscita a far scattare le serrature del servizio di hosting: il servizio è ora chiuso , nonostante non ospiti solamente film e programmi televisivi, nonostante i propri utenti lo usassero anche per condividere contenuti perfettamente legali .

L’industria del video, nel mese di agosto, era però riuscita a convincere il tribunale della Florida del fatto che Hotfile fosse una piattaforma principalmente dedicata alla condivisione illegale, con oltre il 90 per cento dei contenuti ospitati in violazione del diritto d’autore. Il servizio di hosting non era stato riconosciuto direttamente colpevole delle violazioni, ma colpevole di incoraggiare le violazioni , su cui avrebbe costruito il proprio business con un sistema di incentivi e di servizi a pagamento volti ad alimentare il numero e la qualità dei contenuti.

Altra colpa di Hotfile, quella di non aver collaborato a mettere fuori gioco i contenuti condivisi senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti. È vero che il servizio ha espulso degli utenti che si sono macchiati di ripetute violazioni del diritto d’autore, ma questi 43 account sospesi sarebbero solo una piccola percentuale rispetto a quelli che condividevano sistematicamente materiale protetto. A Hotfile era inoltre stato ordinato di operare sui contenuti condivisi illegalmente: gli strumenti che aveva messo a disposizione per procedere alle rimozioni, però, non si sarebbero mai rivelati abbastanza efficaci, nonostante l’ abuso da parte degli studios. Quello che l’industria avrebbe voluto ottenere dalla piattaforma era un sistema di filtraggio capace di impedire il caricamento dei file non autorizzati e capace di offrire ai detentori dei diritti garanzie ancora più solide rispetto a quelle stabilite nel DMCA: Hollywood, in sostanza, chiedeva a Hotfile di rinunciare al proprio status di intermediario , rendendolo responsabile di una selezione preventiva dei contenuti caricati da terzi. Una richiesta che l’industria dei contenuti avanza da tempo nei confronti dei servizi che offrono spazio a contenuti caricati dai netizen.

Ora, per Hotfile, i setacci preventivi sono l’unica possibilità di sopravvivere: l’accordo stragiudiziale contiene una clausola secondo cui il cyberlocker non potrà riprendere le proprie attività fino a che non avrà messo a punto un sistema di identificazione e filtraggio dei contenuti caricati illegalmente. “I sistemi di digital fingerprinting per filtrare il materiale protetto dal copyright ordinati dalla corte hanno dato dimostrazione di essere efficaci e disponibili presso numerosi operatori di settore – sottolinea MPAA nel comunicato con cui annuncia il raggiungimento dell’accordo – I più importanti siti e servizi dedicati ai contenuti usano queste tecnologie da anni”: il riferimento corre a soluzioni come quella di YouTube, o come il dibattutissimo Audible Magic, utilizzato da Mediafire.

Non è dato sapere se in futuro Hotfile perseguirà la strada del filtraggio e si rassegnerà ad assumersi la responsabilità per l’operato dei propri utenti: per ora, alla disattivazione dei servizi premium è seguita la nota in homepage in cui si annuncia la “chiusura permanente del sito”. MPAA festeggia “un altro passo importante verso la protezione di una Internet a favore di tutti”, dei detentori dei diritti e di un pubblico che “merita esperienze di visione online di qualità e legali”, una vittoria contro i siti pirata che “illegalmente traggono profitto dalla creatività e dal duro lavoro degli autori”. Un successo che ricalca l’accordo strappato a IsoHunt, con un risarcimento di 110 milioni di dollari che probabilmente MPAA non otterrà mai e con un impatto deterrente che non ha impedito il proliferare di emuli pronti a fare le veci dello storico servizio di ricerca per file condivisi dai cittadini della Rete.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
4 dic 2013
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