C’è voluto più tempo del previsto, e probabilmente serviranno 3 passeggiate spaziali per risolvere il guasto : dalla scorsa settimana il sistema primario di dissipazione termica della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è in avaria, e il primo tentativo di ripararlo non è andato al meglio. Nonostante l’attività extra-veicolare (EVA) sia durata oltre 8 ore, i due componenti dell’equipaggio usciti dal modulo spaziale hanno portato a termine circa la metà dei compiti assegnati: e l’evoluzione della situazione ha complicato ulteriormente le procedure di riparazione.
L’ISS, che orbita attorno alla Terra a circa 350 chilometri di altitudine di media, è esposta alla luce diretta del Sole per alcune ore al giorno: la mancanza di un’adeguata schermatura da parte dell’atmosfera genera un surriscaldamento del lato soleggiato, che unito alla normale produzione di calore dei dispositivi a bordo può portare la temperatura esterna dello scafo fino a ben oltre 100 gradi . Allo stesso modo, la parte che resta in ombra vede calare la sua temperatura fino a parecchi gradi sotto lo zero: in mancanza di un adeguato sistema di termoregolazione, che rimetta in equilibrio queste differenze marcate, la struttura e chi vive al suo interno potrebbero essere messi seriamente a rischio. In ogni caso, il sistema di dissipazione interessato è del tutto indipendente dal supporto vitale.
La rottura nel circuito primario di raffreddamento, a cui al momento sopperisce il circuito secondario, è una faccenda da non sottovalutare: per questo, nel giro di poche ore, la NASA e gli altri consorzi spaziali coinvolti nella gestione della ISS hanno provveduto a inserire in calendario almeno due sessioni EVA per provvedere alla manutenzione necessaria. In tutto, con il contributo di due astronauti (Tracy Caldwell Dyson e Douglas Wheelock) e del braccio robotico installato sull’esterno del modulo, sono circa una dozzina i compiti da portare a termine: interruzione del flusso in 4 tubi che trasportano ammoniaca a pressione, interruzione di cinque linee elettriche, rimozione e sostituzione della pompa e ripristino delle condizioni iniziali.
Sebbene sin da prima della sessione EVA svoltasi sabato fosse noto che sarebbero state necessarie due passeggiate, l’ evolversi della faccenda ha complicato il quadro: tre dei quattro tubi che trasportano ammoniaca sono stati scollegati e deviati sul percorso secondario al primo colpo, mentre l’ultimo (il più grande del lotto) ha rifiutato inizialmente di svitarsi, e in seguito ha anche perso quantità modiche del liquido in esso contenuto . Ci sarebbe il mancato funzionamento di alcune valvole di sicurezza a monte del problema e, nonostante i due astronauti USA siano rimasti fuori oltre il limite di tempo previsto inizialmente, al momento l’intera procedura ha subito un certo ritardo nella tabella di marcia in attesa per altro di una soluzione che ovvi allo stallo attuale.
Il rischio della situazione è duplice, se non addirittura triplo: da un lato la perdita rischia di compromettere l’integrità del sistema di raffreddamento, nonché dell’atmosfera interna alla ISS se non si presta la massima attenzione ad attendere l’evaporazione dei cristalli di ammoniaca formatisi dopo la perdita. Inoltre, l’eccessiva perdita di liquido da parte del circuito di refrigerazione potrebbe rendere vana anche una riparazione coronata dal successo, sebbene sia presente ammoniaca di riserva in appositi serbatoi e si possa anche procedere a un tentativo di “rabbocco”. Infine, come detto, la mancanza di un doppio dispositivo di raffreddamento funzionante (il principale più quello secondario) comprometterebbe in maniera significativa i parametri di funzionamento a bordo della ISS.
La prossima passeggiata è prevista per mercoledì, ma allo stato dei fatti sarà probabilmente necessario programmarne una terza per completare le riparazioni: sarà un momento critico per il futuro della ISS , anche alla luce della recente approvazione di un aumento del budget USA per le missioni spaziali, che punta ad estendere le attività della Stazione Spaziale ben oltre il 2016 inizialmente fissato, probabilmente fino al 2020. A tale scopo, è stata proposta un’ulteriore missione Shuttle oltre quelle inizialmente previste prima del ritiro della navicella, oltre a un cospicuo investimento in un rimpiazzo per la stessa categoria di vascelli.
Luca Annunziata