Nella perenne rincorsa alle tecnologie ecocompatibili e ai data center verdi , Hewlett-Packard sposa l’idea apparentemente “estrema” di ospitare un ipotetico conglomerato di server “a impatto zero” in una vera e propria fattoria. Alla base del sistema ci sono il riciclo delle grandi quantità di letame prodotte dalle mucche e la capacità di entrambe gli elementi presenti (tecnologia e natura) di lavorare in maniera integrata e contribuire l’uno al fabbisogno quotidiano dell’altro.
Nella nuova visione nata dagli HP Labs (gli stessi che hanno scoperto il memristore , per intendersi) si parte da un minimo di 10mila mucche e dal fatto che ognuno di questi erbivori produce circa 50 chilogrammi di letame al giorno. Si tratta di una quantità utile a generare 3 Kilowattora di energia elettrica, dice HP, o l’equivalente per alimentare le televisioni usate in tre abitazioni domestiche statunitensi.
Sfruttando il processo di digestione anaerobica , l’enorme quantità di letame giornaliera prodotta dalle 10mila mucche in oggetto sarebbe in grado di sviluppare il metano (e quindi l’energia elettrica ricavabile dallo sfruttamento di questo biogas) necessario ad alimentare un data center esteso per oltre 1.500 metri quadri.
Di più, dalla trasformazione anaerobica del metano si potrebbero ricavare anche l’elettricità e il calore necessari al normale funzionamento della fattoria, e il data center potrebbe a sua volta contribuire all’attività “naturale” dell’impianto integrato riversando in fattoria il calore in eccesso prodotto dai server ronzanti 24 ore su 24.
Un simile design di data center verde che più verde proprio non si può, sostiene HP, permetterebbe ai proprietari della fattoria di finire con i costi in pareggio per i primi due anni e di guadagnare circa 2 milioni di dollari annuali in quelli successivi fornendo l’alimentazione ai clienti del data center. Dalle stalle alle stelle dei biglietti verdi il passo è apparentemente più breve di quanto si creda.
Alfonso Maruccia