Per sei anni avrebbero controllato l’andamento del mercato con accordi segreti volti mantenere alti i prezzi delle unità ottiche integrate nei PC e volti ad erigere invalicabili barriere all’accesso del settore. HP ha denunciato gli attori che tra il 2004 e il 2010 hanno rappresentato il 90 per cento del mercato dell’archiviazione domestica, che in quel periodo si fondava quasi esclusivamente sulla masterizzazione di CD, DVD e Blu-ray. Acer si è subito accodata. Ci sono tutte le premesse perché la giustizia statunitense dia loro ragione.
Hewlett-Packard ha depositato due denunce presso la corte federale di Houston, in Texas, per fare chiarezza e per essere rimborsata degli anni in cui avrebbe dovuto sottostare alle regole dettate dal presunto cartello. Il dito è puntato rispettivamente contro Toshiba, Samsung, Sony, Panasonic, NEC, TEAC e Quanta Storage e contro LG, Hitachi-LG, Philips, Lite-On, BenQ, Pioneer e Sharp, aziende che avrebbero ordito trame per “fissare, aumentare, stabilizzare e mantenere i prezzi” dei lettori e masterizzatori di dischi ottici. Il CES e le principali convention dedicate al settore, secondo HP , sarebbero state le occasioni di cui i vertici delle aziende approfittavano per stringere accordi capaci di ingessare il mercato, non solo agendo sui prezzi dell’hardware, ma anche sulle royalty necessarie per sfruttare i brevetti sulle tecnologie correlate allo storage su supporti ottici.
HP è determinata nel chiedere un rimborso, di cui però non è dato conoscere l’entità: sta agendo per “recuperare i danni inflitti per miliardi di dollari derivanti dall’acquisto di drive per dischi ottici a prezzi mantenuti artificiosamente alti per diversi anni”.
Le probabilità di conseguire un successo, per HP, sono alte: nel 2011 il gruppo Hitachi-LG ha accettato di accordarsi con le autorità statunitensi a seguito di una lunga indagine antitrust che ha scandagliato il settore, mentre nel 2012 le autorità europee hanno formulato i loro sospetti sull’esistenza di un cartello dei drive ottici.
Le aspettative di HP sono tanto concrete da essere state riconosciute da altri soggetti dell’industria del PC: anche Acer ha appena confermato l’avvio di un analogo scontro legale per rifarsi sul presunto cartello.
Gaia Bottà