La linea di portatili Pavilion DV6 e DV7 di HP è stata recentemente aggiornata con le nuove CPU Intel Sandy Bridge e chipset Cougar Point. La rivisitazione è avvenuta in due fasi: nella prima sono state presentate le nuove macchine che, oltre al restyling, venivano offerte con GPU entry level AMD Radeon HD 6490; nella seconda c’è stato libero sfogo alle prestazioni grazie all’arrivo di chip grafici AMD Radeon HD 6770 con memorie GDDR5, capaci di gestire i più moderni titoli videoludici a risoluzione nativa e dettaglio grafico medio-alto.
Nella preview che abbiamo effettuato qualche settimana fa ci siamo chiesti come sia stato possibile contenere il prezzo di queste macchine in misura così evidente, data la dotazione tecnica e la cura costruttiva da manuale. Le plastiche mostrano incastri pressoché perfetti, le tastiere non flettono nel mezzo a seguito di evidenti pressioni, le cerniere del monitor sono molto rigide ed, infine, c’è quella sensazione di "nobiltà" garantita dalle parti in alluminio, tipica dei prodotti di alta caratura. Il tutto a prezzi che oscillano tra 699 e 999 euro a seconda della configurazione.
Il notebook HP DV7 6180
Il modello che consideriamo per quest’analisi è il DV7-6180 , dotato di uno schermo con risoluzione massima di 1600×900 pixel , GPU discreta AMD Radeon HD6770 con 2 GB GDDR5 , 4 GB di memoria di sistema funzionanti a 1333 MHz ed espandibili fino ad 8 GB, HDD SATA 2.0 da 500 GB con velocità di rotazione dei piatti pari a 7.200 RPM, microprocessore Intel Core i5-2410m con velocità base di 2,3 GHz e turbo 2,9GHz e, dulcis in fundo, porte USB 3.0 e sezione audio curata da Beats Audio , con cinque altoparlanti e subwoofer integrato.
Il costo ufficiale del DV7-6180 è pari 799 Euro e comprende il caricabatterie da 120 Watts ed il manuale di istruzioni. La versione immediatamente successiva, denominata DV7-6190el differisce per la sola presenza di un processore Intel Core i7-2630QM che fa lievitare il prezzo a 999 euro. Di seguito riportiamo le specifiche tecniche del notebook HP Pavilio DV7-6180.
Processore e mainboard
Intel Core i5-2410M (Sandy Bridge) Dual Core con frequenza di funzionamento nominale pari a 2,3 GHz, Turbo Mode fino a 2,9 GHz (singolo core), 2×256 kilobytes di cache L2, 3MB di cache L3 condivisa, Intel Hyperthreading. La CPU è realizzata con processo produttivo a 32 nanometri e supporta le estensioni MMX, SSE 4.2, AVX a 256-bit, EM64T e VT-x.
Specifiche tecniche CPU
La scheda madre è di produzione HP ed è dotata di chipset mobile Intel HM65 Express in revisione B3 . Supporta SATA 2.0, USB 3.0 e Dual-Channel DDR3, ed integra il modulo GPU ed annesse memorie saldate direttamente su PCB.
Specifiche tecniche scheda madre
Memoria di sistema
Il computer è equipaggiato con un solo modulo di memoria DDR3 1333 MHz da 4GB su singolo slot, e può essere espanso sino ad un massimo di 8 GB tramite l’aggiunta di un secondo modulo. L’espansione garantisce, inoltre, performances velocistiche aggiuntive per via della conseguente attivazione della modalità dual channel, che massimizza le prestazioni del sottosistema memorie in termini di banda massima.
Specifiche tecniche memorie
Sottosistema Video
Il comparto grafico è decisamente sopra la media: le vecchie GPU AMD Radeon HD 5650, 5750 e 6650 con GDDR3 delle precedenti versioni sono state rimpiazzate da un modulo video AMD Radeon HD 6770 che, forte di un maggior numero di Stream Processors (480 anziché 400), maggiori frequenze di clock e ben due GB di memoria GDDR5, garantisce performances elevate nei moderni applicativi videoludici. Tale GPU è accompagnata dall’unità Intel GMA HD integrata nel microprocessore Sandy Bridge, che interviene quando non è necessaria elevata potenza 3D e permette un decente risparmio energetico. Lo switch da GPU Discreta a GPU economica è automatico o, se si preferisce, manuale tramite un’opzione di bios.
Specifiche tecniche VGA Radeon HD 6770M
Specifiche tecniche VGA integrata
Sottosistema Audio
Beats Audio curato da Dr.Dre, che prevede una fascia di altoparlanti che coprono le frequenze medie ed alte localizzata a metà strada tra monitor e tastiera, un secondo set di altoparlanti nella parte frontale del poggiapolsi, un piccolo subwoofer che da maggior corposità al suono e, dulcis in fundo, un comparto software che permettere il pieno sfruttamento dell’intero sistema.
Pannello di controllo audio
Disco Fisso
L’unità impiegata è di produzione Toshiba, con interfaccia di connessione Serial ATA 2.0 3Gb/s, velocità di rotazione dei piatti pari a 7.200 giri al minuto, memoria cache di 8 megabytes e capienza nominale di 500 gigabytes. È organizzata in singola partizione più partizione di ripristino, che contiene un’immagine del sistema operativo pre-installato per poter svolgere operazioni di manutenzione straordinaria. Il computer è dotato di sensore anticaduta come nei modelli DV6-DV7 di passata generazione, che parcheggia le testine del disco in posizione sicura e ne evita il danneggiamento a seguito di incidenti. Sono presenti due compartimenti disco per espandere la capacità di memorizzazione, ma non è possibile creare configurazioni Raid.
Unità ottica
Questo prodotto è dotato di un’unità ottica di tipo Dual Layer DVD prodotta da HP, capace di leggere e scrivere su quasi tutti i formati attualmente in commercio.
Specifiche tecniche unità ottica
Sistema Operativo
Microsoft Windows 7 Home Premium a 64-bit.
Schermo
Pannello HP Brightview con diagonale visiva di 17,3", risoluzione massima di 1600×900 punti, fattore di forma 16:9, effetto glossy e retroilluminazione LED.
Dimensioni e peso
Dimensioni pari a 416x275x32-36 millimetri. Peso senza batteria pari a 3,0 kg.
Batteria
6-celle da 4400 mAh, autonomia media di 5 ore circa, adattatore in dotazione da 120W.
Varie
- Uscita VGA D-SUB 15 pin tradizionale
- Uscita HDMI con audio e supporto HDCP
- Wi-Fi Lan 802.11 b/g/n
- Porta RJ-45 per Gigabit Ethernet
- 2 porte USB 2.0 + 2 porte USB 3.0
- Jack audio IN e audio OUT
- Kensington Lock
- Lettore Memory Card SD/MMC
- Webcam con microfono
Il portatile HP DV7 6180 è quasi un oggetto d’arte. Nella moltitudine di macchine portatili attualmente in commercio è difficile trovare prodotti che riescano a sposare tecnica ed estetica in modo così raffinato a costi accettabili. Il design prende spunto dalla precedente serie ENVY, con superfici in alluminio spazzolato ed anodizzato, logo del produttore che si illumina a macchina accesa ed introduzione di un profilo ad onda nella parte frontale che si raccorda alla particolare conformazione della fascia di altoparlanti interni. L’impiego di metalli garantisce ulteriori vantaggi: il guscio è piuttosto rigido e resistente a pressioni, non si graffia ed è facile da pulire.
HP Pavilion DV7-6180
La base del poggiapolsi è realizzata anch’essa in alluminio, che la rende immune all’usura da impiego prolungato, ed è raccordata a profili in color grigio argento che creano un contrasto cromatico gradevole. Interessante la curvatura di raccordo del touchpad, che evita antiestetici spigoli vivi e richiama il design tondeggiante della cornice del monitor.
Elementi in alluminio
Il notebook dispone di un ampio numero di connessioni. Nella parte a sinistra troviamo una grossa feritoia di scarico per il sistema di raffreddamento, una connessione VGA 15-pin per un monitor di tipo tradizionale, una connessione HDMI con audio per moderni dispositivi audiovisivi, due porte USB 3.0 e tre connessioni audio di tipo jack in-out.
Connessioni sul lato sinistro
Sul lato destro troviamo ulteriori due porte USB 2.0, il lettore ottico, un connettore d’alimentazione coassiale ed un foro Kensington Lock, per assicurare la macchina ad una catena da ufficio ed evitare che possa essere sottratta. Nei pressi dei connettori sono presenti due piccoli led indicanti la ricarica della batteria e l’attività del disco fisso o attivazione del sistema di protezione dello stesso dovuta a eventuali cadute. Anche per questo computer non apprezziamo la disposizione delle porte USB poiché vanno a creare intralcio col braccio dell’utente qualora i cavi siano stati connessi e lo spazio di manovra sul piano di lavoro sia ridotto (l’utilizzo di un mouse ne implica la connessione su una delle porte a sinistra).
Connessioni sul lato destro ed unità ottica
Nessuna connessione è disponibile sul posteriore, ove risaltano le sole cerniere a vista del monitor ed il logo Hewlett Packard nel mezzo della fascia.
Cerniere a vista dal design indovinato
La parte frontale lascia intravedere due feritoie per gli altoparlanti ed un lettore di schede di memoria SD/MMC.
Il frontale
La tastiera è dotata di tasti ad isola e prevede un tastierino numerico, come in ogni buon portatile con fattore di forma da 17 o più pollici. Il design molto simile a quella già vista nelle precedenti serie di macchine portatili Pavilion DV6 e DV7, con tasti quadrati dalla corsa molto corta e spaziatura perfetta.
Tastiera
La rigidità del piano tastiera risulta essere molto buona: a seguito di forti pressioni al centro e nelle aree periferiche abbiamo individuato lievissime flessioni. Ciò garantisce una notevole affidabilità e durata nel tempo, comfort di impiego e precisione nella digitazione. L’utilizzo nei primi minuti è assolutamente indolore, tanto è semplice prenderci la mano e digitare senza compiere errori. La resistenza al tocco è da manuale: i tasti sono sensibili, e basta una leggera pressione per rendersi conto che il comando è stato inviato anche grazie ad un leggerissimo "tic" di conferma. Gli unici due nei riguardano le dimensioni dei tasti Freccia Sopra e Freccia Sotto del tastierino direzionale, così piccoli che potrebbero comportare qualche errore di battitura, e la mancanza di retroilluminazione.
La qualità della tastiera è elevata
Il touchpad rappresenta un netto miglioramento rispetto alla versioni precedentemente installate nelle macchine DV6 e DV7 vendute sino a qualche mese fa: la superficie tattile è divisa dai tasti funzione, che possono essere attivati con una semplice pressione (anche in questo caso la resistenza al tocco è perfetta). In passato il touchpad era sprovvisto di tasti, e l’attivazione delle funzionalità di tasto destro e sinistro dipendeva dal posizionamento del dito in apposite sezioni della superficie tattile e pressione del touchpad, cosa che comportava imprecisioni e, nell’uso prolungato, faceva desiderare un mouse. In aggiunta sono state incrementate le dimensioni complessive, è stata integrata una cornice illuminata che resta spenta quando il touchpad è disattivato ed è stato migliorato il supporto alle gesture.
Finalmente tasti divisi per il touchpad
Un lettore di impronte digitali è posizionato nei pressi dell’angolo inferiore destro. È pilotato da apposito software HP e permette l’accesso rapido al sistema operativo (qualora sia stato protetto con codice) o a siti internet in cui si sia associato un nome utente ed una password alla propria impronta digitale.
Lettore di impronte digitali
La macchina è dotata dei soliti dodici tasti funzione che possono essere attivati tramite pressione congiunta col tasto FN; a differenza di quanto accade solitamente, la pressione dei tasti comanda funzioni di guida, illuminazione dello schermo, volume audio ed esclusione degli altoparlanti, risparmio energetico e attivazione schermo secondario. Qualora si preferisca un funzionamento tradizionale (i tasti funzione inviano comandi standard F1-F12 e le funzioni di cui sopra siano attivabili tramite pressione congiunta col tasto FN) è possibile darne specifica tramite un’impostazione del bios. I tasti di avvio del sistema e avvio rapido del browser web sono localizzati nella parte alta della base, poco sotto la fascia audio.
Tasti Funzione
Le cerniere a vista sono perfettamente raccordate al corpo macchina, risultano gradevoli da vedere e sono dello stesso colore della griglia in alluminio che incorpora la fascia degli altoparlanti. Sono molto robuste, e sostengono saldamente il monitor, evitando ondeggiamenti in caso di spostamenti del piano di lavoro o movimento delle gambe (qualora lo si usi in condizioni di mobilità, magari in treno).
Le cerniere
La base ospita un grosso portello che permette l’accesso a parte dell’elettronica di sistema, ed un secondo compartimento per una batteria a sei celle. All’angolo superiore destro è visibile un subwoofer da 2,5 centimetri, posizionato nei pressi di uno dei piedini di sostegno.
La base
La batteria è del tipo a sei celle, dalla forma e peso molto simili a quelle impiegate nelle precedenti produzioni HP Pavillion. L’autonomia base dichiarata dal produttore si aggira sulle cinque ore, in caso di impiego del solo modulo grafico Intel GMA HD integrato nel microprocessore Sandy Bridge e di applicativi che non comportino un evidente carico di lavoro.
La batteria
HP ha deciso di rimuovere le viti per rendere facile l’espandibilità delle proprie macchine: un grosso leveraggio meccanico è posizionato alla base ed, a seconda della pressione, permette di effettuare lo sgancio della batteria od aprire il portello per l’accesso alle unità disco, modulo Wi-Fi e sottosistema memorie.
Leveraggio di sblocco
Particolare presente in tutte le produzioni HP da qualche tempo a questa parte: i connettori sono dotati di simbologia di riconoscimento, per permettere all’inesperto di individuare la connessione di cui necessita.
Indicazioni sulle connessioni
La rimozione del portello permette di effettuare operazioni di aggiornamento o manutenzione del sistema. Lo sgancio è molto rapido, ed avviene tirando semplicemente a destra la relativa leva di blocco, e vincendo la resistenza di alcuni ganci a pressione posti a destra e sinistra.
Rimozione del portello
Cura anche nei particolari: il portello è dotato di retine metalliche che impediscono l’aspirazione di polvere od altre impurità all’interno del computer, e permettono un decente ricircolo dell’aria. Alcune spugnette sono state posizionate nei pressi delle sedi per hard disk per evitarne eventuali vibrazioni in fase di funzionamento ed attutirne il rumore.
Il portello all’interno
Gli slot per memorie SO-DIMM DDR3 sono in numero di due unità ed uno solo è popolato. Poco più in alto, il connettore Mini PCI-Express su cui è stato installato un modulo Wi-Fi b/g/n. Può essere sostituito a proprio piacimento con qualche prodotto più potente (ad esempio WiMAX).
Slot per memorie e connettore Mini PCI-E con scheda di rete Wi-Fi
Gli slot per HDD sono due e la macchina è fornita con un solo disco in dotazione: ne consegue che potete aggiornare la configurazione con l’aggiunta di un secondo disco HDD od SSD. L’occhio attento può individuare il connettore Mini S-ATA in prossimità della vite di blocco, su cui va montato il cavetto (che va acquistato a parte) che fornisce le connessioni S-ATA tradizionali.
Porte Mini S-ATA
Per testare il notebook in oggetto abbiamo seguito alcune regole, fermo restando che abbiamo utilizzato la configurazione così come ci viene consegnata dal produttore, sia in termini di hardware che di software (si leggano le eccezioni):
- Ogni test è stato ripetuto per tre volte e se i valori di qualche test sembravano sballati il test stesso è stato di nuovo ripetuto;
- Alla fine di ogni sessione di prova l’hard disk è stato riformattato e di nuovo si è ripetuta l’installazione del sistema operativo.
- Le uniche eccezioni che abbiamo fatto in questo caso riguardano la suite di sicurezza installata di default sul sistema che è stata debitamente disinstallata prima dell’esecuzione dei test.
- Per le specifiche dei singoli test vi rimandiamo alla relativa sezione dove trattiamo i risultati che ne derivano.
Impostazioni di prova
Benchmark sintetici
- Fritz Chess Benchmark : questo è un tool che misura la potenza del processore di sistema utilizzando il motore per la creazione di giochi di scacchi "Fritz 9 engine". Il risultato del test è espresso in nodi per secondo medi. Il software è fortemente ottimizzato per girare in ambienti multicore ed è capace di attivare fino ad 8 thread contemporaneamente.
- HD Tune Pro (versione 4) : utilizziamo questo benchmark per misurare la banda dati, l’occupazione di CPU ed altri parametri inerenti i controller disco ed USB. Sui controller SATA colleghiamo un disco rigido WD Caviar Blue da 320GB SATA 2.0 oppure WD Caviar Blue da 320GB SATA 3.0 o ancora un SSD ADATA S599 da 120GB SATA 2.0 a seconda del test che vogliamo effettuare. Per testare il controller in modalità multi disco utilizziamo due dischi WD Caviar Blue da 320GB SATA 2.0.
Grafica 3D
- 3DMark06 (versione 1.1.0 Professional) : ci permette di valutare le prestazioni grafiche 3D offerte dal sistema. Nel suo computo sono inclusi, in particolare, la CPU, la memoria di sistema ed il controller grafico.
- World In Conflict (RTS): si tratta di uno strategico in tempo reale, che unisce a questo tipo di giochi una visuale simile a quella degli sparatutto in prima persona e che fa degli effetti particellari e della fisica le sue armi migliori.
- Crysis: uno dei più indicativi titoli 3D DirectX 10 per effetti grafici e per l´utilizzo della fisica.
- Alien vs. Predator : la versione originale progettata per console Atari subisce una profonda rivisitazione per essere adattata a sistemi DirectX 11, API delle quali sfrutta in particolare effetti SSAO (Screen Space Ambient Occlusion), di ombre dinamiche e di smooting delle curve dell´alieno.
- Crysis Warhead : uno dei più indicativi titoli 3D DirectX 10 per effetti grafici e per l´utilizzo della fisica.
- Far Cry2: è dotato di un motore 3D evoluto, che fa uso intensivo di effetti DX10 e fisica.
- Lost Planet 2 : nuova avventura d’azione sci-fi di CAPCOM disponibile in versione DirectX 9 e DirectX 11 nella quale vengono pesantemente sfruttati effetti di tessellation.
- Staker: Clear Sky (FPS) : innovativo First Person Shooter DX10, con splendida gestione di luci, ombre, fisica ed effetti DX10 in generale.
- Staker: Call of Prypiat (FPS) : altro capito del noto First Person Shooter questa volta in modalità DX11 ch come al solito offre un’ottima gestione di luci ed ombre.
- Stone Giant : benchmark DirectX 11 basato sul motore grafico sviluppato da BitSquid e Fatshark che utilizza ampiamente effetti di tessellation.
- The Last Remnant: dalla Square Enix (già conosciuta per la fantastica serie Final Fantasy) giunge un nuovo gioco di ruolo alla giapponese, caratterizzato da un comparto grafico eccezionale e da una giocabilità piuttosto elevata, tali da garantire una certà longevità al titolo.
Utilizzo generico
- PovRay (versione 3.6) : il tool Persistence of Vision Raytracer (PovRay) permette di creare grafica tridimensionale di elevata qualità. Al suo interno troviamo una scena standard creata proprio per effettuare benchmark sulla CPU che sfrutta la maggior parte delle feature disponibili con questo software. Per rendere ripetibili i nostri test utilizziamo sempre le impostazioni di default del file.ini .
- Cinebench (versione 10 e versione 11) : suite di test multi-piattaforma basato sul software di animazione CINEMA 4D ampiamente utilizzato da studi e case di produzione per la creazione di contenuti 3D. Grazie ad esso possiamo valutare le performance del sottosistema CPU seppure l’influenza di chipset, memorie e scheda grafica installate nel sistema non può essere trascurata. Il software esegue un test di rendering capace di sollecitare uno o tutti i core del processore disponibili.
- 7-Zip (versione 9.15 beta) : con questo noto software di compressione dati eseguiamo due diversi benchmark. Il primo viene realizzato utilizzando il tool integrato che restituisce una indicazione sui MIPS (million instructions per second) che il sistema è in grado di offrire (potete confrontare i risultati ottenuti con quelli ufficiali e con quelli del vostro sistema). Il secondo invece prende in considerazione una situazione reale nella quale viene richiesto al sistema di comprimere in formato 7z una cartella da 5,36GB contenente 4.379 file di diversa dimensione e tipologia (immagini, testo, html, video, foto, applicazioni) e 536 sottocartelle e poi di decomprimere la stessa. L’operazione di compressione ha una forte dipendenza dalla memoria cache della CPU e dalla memoria RAM installata nel sistema. Quella di estrazione dipende molto, invece, dalla capacità della CPU di gestire le operazioni su interi. In tutti i casi, il software sfrutta abbastanza bene tutte le risorse (core) di CPU a disposizione.
- Auto Gordian Knot (versione 2.55) : software utile per effettuare backup di DVD o comunque operazioni di transcodifica video nei formati DivX ed XviD. Per le nostre prove utilizziamo il codec XviD che il tool installa di default ed eseguiamo il ripping di un completo DVD (Codice Swordfish) che per l’occasione abbiamo memorizzato su un disco fisso e lo "comprimiamo" in modo da farlo entrare su due CD.
- Handbrake (versione 0.9.4) : un software di transcodifica video open-source multipiattaforma e multithreaded con il quale effettuiamo una conversione video di un intero DVD (Codice Swordfish) in formato adatto per i dispositivi Apple iPod, iPhone e iPad.
- Mainconcept H.264 (versione 1.6.1) : tool di codifica video in grado di creare stream ad alta definizione compatibili con lo standard H.264.
- DaCapo (versione 9.12) : questa suite di benchmark permette di valutare il comportamento del sistema quando si utilizzano tool di sviluppo per Java. Esso include tutta una serie di applicazioni reali open source fra cui Tomcat, FOP, Eclipse, Batik, Xalan e altri. Nel nostro caso riportiamo il tempo complessivo necessario all’esecuzione di tutti i test.
- ScienceMark 2.0 : grazie a ScienceMark è possibile misurare le prestazioni del sistema in ambiente di calcolo spinto. Inoltre il software misura le prestazioni della memoria di sistema e della cache integrata nella CPU.
- X264 Benchmark : test di conversione video che rileva la velocità di codifica in FPS (fotogrammi per secondo) di due sorgenti video, dal formato MPEG ad H264.
- PCMark Vantage : di questa suite utilizziamo sia i test sintetici che quelli reali. In particolare ci riferiamo ai test TV and Movies, Music, Communication e Productivity dei quali vi forniamo una breve descrizione di seguito:
- TV and Movies : sono avviati due task simultanei che effettuano operazioni di transcodifica video e video playback di formati differenti utilizzando anche Windows Media Center;
- Music : sono avviati tre task simultanei che prendono in considerazione operazioni di rendering delle pagine web di uno store musicale, di transcodifca audio e di aggiunta dei file su Windows Media Player;
- Communication : sono avviati tre task simultanei che eseguono operazioni di crittazione e compressione dei dati, gestione delle emaile e delle regole, rendering di pagine web, decrittazione dei dati e utilizzo di Windows Defender
- Productivity : sono avviati quattro task simultanei che eseguono l’editing di testi, gestiscono la ricerca di contatti ed email in Windows, eseguono il rendering di pagine web e caricano applicazioni dal disco fisso.
I risultati che troverete nelle pagine successive sono stati ottenuti con le piattaforme che trovate elencate in tabella:
Piattaforme di prova
Di seguito i risultati dei benchmark sintetici per il comparto CPU, effettuati con la suite Sandra di Sisoft:
SiSoft SANDRA CPU Test
La prima serie di test evidenzia un fatto che ci aspettavamo: le frequenze di funzionamento in modalità turbo e base molto simili a quelle di un Core i7-2630QM e la mancanza di due core fisici producono risultati che sono esattamente la metà di quelli della CPU più veloce, come attestato dal CPU Benchmark di SiSoft Sandra.
SiSoft SANDRA CPU Multimedia Test
Situazione parzialmente simile è quella ottenuta nel CPU Multimedia Test: in questo caso l’ammanco è quasi del 50 percento nel solo test sui calcoli interi, mentre risulta tutto in regola in quello in virgola mobile, ove la CPU Core i5 Sandy Bridge riesce a restituire gli stessi numeri di un Core i7-2630QM.
SiSoft SANDRA Efficienza multicore
I valori di banda massima per l’operatività multi-core restano praticamente inalterati: i 31 gigabytes al secondo a disposizione sono praticamente gli stessi della macchina TS13HR di Packard Bell (Core i7-2630QM), mentre quelle di Acer (5750G con Core i7-2630QM) e di Asus (N53SV con Core i7-2720QM) risultano essere leggermente più veloci (oltre 37 gigabytes al secondo).
SiSoft SANDRA latenze intercore (inferiore è meglio)
A livello di latenze intercore registriamo un ben fatto per la macchina in prova grazie agli appena 19 ns che risultano essere il secondo miglior tempo in assoluto, sorpassati soltanto dai 18 ns del più lento Core i7-720QM che equipaggia la macchina Asus G51J. Le altre macchine con CPU Sandy Bridge cadono definitivamente dietro, con il miglior tempo fatto registrare dall’Asus N53SV (27 ns) e, via via a seguire, Acer 5750G e Packard Bell TS13HR.
Fritz Chess Benchmark
Altro Benchmark di sintesi è Fritz Chess, che fa ampio uso delle possibilità multicore di un microprocessore: in questo caso la macchina in prova cade in posizione mediana e, sfruttando la migliore efficienza architetturale, riesce a stare dietro al microprocessore Core i7-720QM di passata generazione (Asus G51J).
Science Mark Molecular Dynamics (inferiore è meglio)
In ultimo la suite di benchmark Science Mark 32, che permette di registrare le prestazioni in modalità a singolo core del microprocessore in prova. In questo caso, le frequenze di clock elevate in modalità turbo simili a quelle di Core i7-2630QM permettono di ottenere gli stessi risultati della più costosa CPU, con un tempo medio per concludere il test pari a circa 38 secondi.
Science Mark Molecular Dynamics (inferiore è meglio)
Stessa suite, differente algoritmo, stessi risultati: le prestazioni del Core i5-2410M che equipaggia la macchina in prova sono simili a quelle di i7-2630QM che troviamo in Acer Aspire 5750G e Packard Bell TS13HR. Il portatile HP Pavilion DV7 6180 è equipaggiato con un singolo modulo di memoria DDR3 da quattro gigabytes. La mancanza di un secondo modulo di pari capienza, che permetterebbe il raggiungimento del quantitativo massimo supportato (otto gigabytes) comporta la non attivazione della modalità dual-channel che, facendo perno su una coppia di moduli simili, andrebbe a massimizzare le performances in termini di banda massima dell’intero sottosistema. Vediamo che impatto ha tale scelta sulle prestazioni complessive.
SiSoft SANDRA, banda delle memorie
Il Memory Test di SiSoft Sandra parla chiaro: niente dual-channel significa banda massima di 9 GB/s, testimoniata anche da valori similari ottenuti dalle altre macchine in prova configurate nelle stesse condizioni. L’aggiunta di un secondo modulo, cosa caldamente consigliata, oltre a garantire una più veloce risposta del sistema per riduzione degli accessi al disco, comporterebbe performances complessive superiori, con la banda massima che passerebbe da 9 a circa 14 GB/s.
Science Mark, banda delle memorie
Il test effettuato con il Memory Test di Science Mark 32 mostra risultati fondamentalmente simili: le macchine single channel come quella in prova ottengono punte massime di circa 9,5 GB/s, mentre quelle dual-channel riescono a fare meglio, con guadagni superiori al 25 percento.
PCMark Vantage: test sulle memorie
Il Memory Test di PCMark Vantage non prende in considerazione la banda dati pura offerta dal sottosistema ma mostra un quadro più generale basato sull’utilizzo di applicazioni che sfruttano molto le memorie. Sebbene la macchina in prova offra prestazioni di banda massima inferiori ad alcuni prodotti della concorrenza, le performances nell’uso comune risultano essere decisamente elevate, tali da porlo in seconda piazza, a distanza ravvicinata rispetto ad Asus G73J e al di sopra di Asus N53SV, dotato di un microprocessore molto più veloce (Intel Core i7-2720QM). Il portatile HP Pavilion DV7 6180 è dotato di un solo disco fisso con capienza nominale pari a 500 gigabytes con interfaccia di connessione Serial ATA 2.0, velocità di rotazione dei piatti di 7.200 giri al minuto e buffer di 8 megabytes. La macchina può essere configurata con due unità (non in RAID) per via della presenza di un secondo compartimento, ed offre un sistema di protezione dalle cadute che, rilevata l’accelerazione di gravità, mette il disco al riparo in modo automatico riposizionando le testine. Seguono le rilevazioni per banda massima e latenze.
SiSoft SANDRA, benchmark disco
L’unità impiegata dimostra di essere un buon corridore, fornendo valori di banda massima che sono pari a circa 81 MB/s, valore che resta dietro solo agli 86 MB/s del disco installato nell’Asus N53SV.
SiSoft SANDRA, benchmark disco, latenze (inferiore è meglio)
I valori di banda massima sono accompagnati da latenze decenti che, in media, sono comprese in circa 16 ns, valore molto simile a quello delle unità installate in Asus G73J ed Acer Aspire 5750G.
PCMark Vantage, benchmark disco
Infine il benchmark dischi di PCMark vantage, che restituisce un valore tratto dall’esecuzione di una serie di test specifici e reali. Osserviamo un ottimo comportamento per il prodotto in prova che, con un punteggio di 4199, si piazza in seconda posizione e risulta leggermente meno veloce della sola macchina gaming di casa Asus, il G73JH.
Valori per il disco così interessanti sono ovviamente frutto di una unità con piatti da 7.200 RPM, cosa non così facile da trovare nel mondo dei computer notebook. L’analisi di un sistema con applicazioni di transcodifica video e compressione dati permette di valutare correttamente le sue performance e definire un confronto corretto fra più modelli. Tali strumenti sono infatti abbastanza pesanti da gestire e richiedono una forte sinergia fra più sottosistemi.
Mainconcept Reference, tempo di transcodifica (inferiore è meglio)
Il tempo complessivo necessario per completare entrambe le conversioni è pari a 324 secondi, lo stesso ottenuto con la macchina quad-core Packard Bell TS13HR, ed è distaccato di soli 20 secondi rispetto a quello dell’Acer Aspire 5750G probabilmente per via del sottosistema memorie single channel. Macchine di più vecchia generazione riescono a fare leggermente meglio per via dei quattro core fisici del processore i7-720QM e degli elevati quantitativi di memoria, mai inferiori agli otto gigabytes.
AutoGK, tempo di transcodifica video (inferiore è meglio)
La conversione in formato XviD permette di rilevare buone doti velocistiche per la macchina in prova, il cui tempo necessario a concludere l’operazione, 137 secondi, è molto simile a quello del prodotto di casa Acer dotato di Core i7 Sandy Bridge (Aspire 5750G), ed è sempre migliore rispetto a tutte le macchine di passata generazione poste a confronto.
XMPEG, tempo di transcodifica video (inferiore è meglio)
Nei test di pura compressione video senza alterazione del formato rileviamo un tempo medio di 106 secondi: tale valore risulta essere più alto di circa 17 secondi rispetto ad una macchina con Core i7-2630QM, e di 21 secondi rispetto al prodotto Core i7-2720QM (Asus N53SV).
Handbrake, tempo di conversione di un DVD (inferiore è meglio)
La conversione di un DVD in formato digeribile per iPod comporta tempi doppi per la macchina in prova rispetto a tutte le dotate della stessa architettura Sandy Bridge ma di processori Quad-Core, segno che l’applicativo impiegato per questa prova, Handbrake, è fortemente ottimizzato per il calcolo parallelo.
7-zip benchmark
Il comportamento nella gestione degli archivi di dati compressi risulta essere decisamente buono: il test effettuato col benchmark sintetico integrato nel software 7-Zip permette di rilevare valori da posizione di metà classifica, che scalano esattamente del 50 percento rispetto alle altre macchine in prova dotate di architettura Sandy Bridge e processore quad-core.
7-zip, tempi di compressione ed estrazione (inferiore è meglio)
Il nostro test di laboratorio, che consiste nella compressione e decompressione di una cartella contenente circa cinque gigabytes di files di varia dimensione, dimostra che la presenza di soli due core fisici della CPU in prova comporta dei rallentamenti prestazionali evidenti nei confronti della concorrenza "quad": i test di compressione richiedono, infatti, circa cinque minuti in più al confronto con i numeri restituiti da configurazioni con Core i7 2630QM e superiori, mentre quelli di estrazione, meno dipendenti dalla potenza della CPU, sono in ritardo di circa 80 secondi. Processori dual-core e quad-core con tecnologia Hyperthreading, modalità turbo che massimizza le prestazioni della CPU mantenendo lo stesso livello di consumi, buoni quantitativi di memoria e schede video piuttosto prestanti: questa è la ricetta dei moderni personal computer portatili che, oltre ai tradizionali compiti di intrattenimento domestico o produttività in mobilità, possono essere impiegati come vere e proprie postazioni di lavoro grafiche o da gioco, tanta è la cavalleria a disposizione. Nella seguente serie di tests vogliamo per l’appunto verificare il comportamento della macchina nelle operazioni di calcolo intensivo, che mettono a dura prova tutto il sistema nel suo complesso.
Rendering con Cinebench 10 – Test single CPU
Cinebench R10 appartiene a quella categoria di benchmark reali, che mettono sotto torchio il sistema in condizioni di produttività effettiva (Cinema 4D). Nel caso del test single CPU possiamo rilevare prestazioni molto buone per il notebook HP in prova per via della modalità turbo del processore Core i5-2410QM, che riesce a spingere le frequenze di clock sino a ben 2,9 GHz, adeguatamente supportate dalla scheda video AMD Radeon HD 6770. Il risultato complessivo è pari a quello della più veloce macchina i7-2630QM, Acer Aspire 5750G, che però vanta un sottosistema memorie di caratura superiore.
Rendering con Cinebench 10 – Test multiple CPU
Nel test multiple CPU rileviamo valori ancora una volta molto buoni, indipendentemente dal fatto che il processore sia dotato di soli due core fisici ma comunque coadiuvati dalla tecnologia Hyperthtreading. Le macchine quad-core con i7-2630QM fanno meglio in virtù delle forti doti di calcolo in parallelo dell’applicativo in uso, mentre quelle con i7-720QM di passata generazione restano indietro.
Rendering con Cinebench 10 – Test OpenGL
Buon sangue non mente: la novità delle macchine DV6 e DV7 proposte nel 2011 sta proprio nell’introduzione di una scheda video discreta di nuova generazione, Radeon HD 6770 che prevede una architettura con 480 Stream Processors, elevate frequenze di clock e ben 2 GB di memoria GDDR5 su bus a 128-bit. Questa combinazione del DV7 6180 riesce, inoltre, a battere quella di Asus G73JH, macchina gaming per eccellenza che, pur essendo dotata di una veloce Radeon HD 5870M, deve fare i conti con una più lenta CPU.
Rendering con PovRay (inferiore è meglio)
PovRay, nella sua attuale versione stabile, riesce a sfruttare ben poco le potenzialità delle piattaforme multi core. Così le doti di calcolo puro del singolo core vengono esaltate dal rendering con questo software ove il portatile in prova impiega 305 secondi per completare l’elaborazione con un vantaggio di circa 5 secondi rispetto ai valori del Core i7-2630QM (Acer Aspire 5750G e Packard Bell EasyNote TS13HR).
Rendering con Cinebench 11 – Test CPU
Il test CPU di CineBench R11 è, invece, esclusivamente multicore, e premia le CPU più complesse e con elevati valori di clock (i risultati scalano quasi del 100 percento rispetto al valore base di 2,58 punti della macchina di prova).
Rendering con Cinebench 11 – Test OpenGL
In modalità OpenGL rileviamo la stessa situazione vista in CineBench R10: l’animazione viene eseguita con una media di ben 45 FPS, valore superiore del 40 percento circa rispetto alla più veloce macchina di riferimento, Asus G51J. La dotazione di una scheda video prestante accoppiata a memorie GDDR5 non può che garantire prestazioni decenti anche nel comparto ludico. Vediamo il comportamento della macchina in esame con alcuni titoli che, da qualche tempo, usiamo come riferimento.
3DMark06
3DMark06 mostra una situazione piuttosto variegata: i valori nel comparto esclusivamente grafico premiano la macchina in prova, che risulta essere sempre più veloce dei prodotti equipaggiati con NVIDIA GeForce GT540m; d’altra parte, Asus G73JH ha ancora la sua da dire, grazie alla veloce Radeon HD5870M di cui è dotato. Dalla parte delle CPU, invece, c’è una netta prevalenza delle soluzioni quad-core Sandy Bridge, seguite a ruota dai modelli dual-core che, a pari merito, si allineano ai quad-core di precedente generazione.
Crysis
La potenza a disposizione è talmente buona che le scene di Crysis vengono mosse nella massima fluidità in ogni condizione di test: i valori restituiti dall’HP Pavilion DV7 6180 sono i migliori in assoluto, e sorpassano in modo evidente anche quelli della macchina gaming Asus G73JH.
World in Conflict
World in Conflict permette di rilevare valori da prima posizione, con la macchina gaming Asus che resta indietro di circa 2-3 FPS; nulla da fare per le soluzioni equipaggiate con GeForce GT540M, che risultano essere definitivamente più lente, indipendentemente dal maggior numero di core CPU e dalla presenza di sottosistemi DDR3 dual-channel.
Prestazioni 3D a risoluzione nativa
La presenza di una scheda grafica Radeon HD 6770 con memoria GDDR5 fa la sua parte. Alla risoluzione nativa è possibile giocare con diversi titoli anche con dettagli al massimo. Quelli più pesanti richiedono ovviamente una riduzione della qualità o della risoluzione: i test effettuati a 136×768 pixel evidenziano come il vantaggio rispetto a soluzioni basate su GeForce GT 540M sia netto e come i valori ottenuti siano vicini a quelli di una GeForce GT555M (Aspire Ethos). Questa serie di test mira ad individuare le prestazioni della macchina in prova in condizioni di impiego generico. L’idea è quella di sedersi avanti al computer e di effettuare operazioni che possono tranquillamente avvenire nella quotidianità della giornata lavorativa o di svago.
Tempi di avvio e shutdown del computer in secondi (inferiore è meglio)
Il computer va innanzitutto acceso! Il Pavilion DV7-6180 necessita di circa 60 secondi per effettuare l’intero processo, appesantito dal caricamento della suite software aggiuntiva fornita in dotazione da HP. Tale tempo risulta essere identico a quello dell’Asus N53SV e leggermente superiore a quello dell’Acer Aspire Ethos. Lo spegnimento richiede soli 13 secondi, al parti di Packard Bell TS13HR ed Acer Aspire 5750G, mentre la ripresa da ibernazione circa 30 secondi. I tempi potrebbero essere notevolmente migliorati qualora si decidesse di fare a meno di alcuni dei tool proprietari HP.
Tempi di creazione di un file PDF in secondi (inferiore è meglio)
Può capitare di avere a che fare con un documento da spedire e che, per ragioni di sicurezza e compatibilità, lo si voglia convertire in formato PDF. In questo caso l’elaborazione del documento di riferimento (che, per inciso, è la slideshow di presentazione ufficiale dei processore Intel Sandy Bridge di 117 pagine) richiede 75 secondi, tempo decisamente elevato al confronto con quanto restituito dalle soluzioni quad-core di riferimento.
Tempi di esecuzione applicativi per sviluppo JAVA (inferiore è meglio)
Il grafico mostra la sommatoria dei valori in secondi a seguito dell’esecuzione di una serie di operazioni con applicativi adibiti alo sviluppo con Java, nella suite di produttività DaCapo. Il ciclo di operazioni deve essere svolto nel minor tempo possibile per evitare inefficienze e, nel caso della macchina in prova, i 204 secondi sono più che giustificati dalla presenza di due soli core fisici nel processore Core i5; le macchine dotate di Core i7-2630QM, infatti, richiedono esattamente la metà del tempo, e quelle con versioni più prestanti per frequenze di clock riescono a far anche meglio.
Tempi di applicazione di fitri immagine con Photoshop (inferiore è meglio)
L’applicazione di un filtro ad un’immagine campione con Adobe Photoshop richiede tempi molto ridotti, vicini a quelli ottenibili con macchine quad core basate su i7-2630QM ed i7-2720QM Sandy Bridge.
Prestazioni in ambienti 2D
Il 2D performance test di Passmark mira a verificare le prestazioni del sistema in modalità desktop e produttività, ove vengono effettuate operazioni di disegno, apertura di finestre e scrolling. Le performances del prodotto in prova sono, in questo caso, perfettamente allineate con quelle di macchine dotate di hardware molto simile.
Occupazione della CPU con playback di video flash (inferiore è meglio)
Infine si pensa anche al tempo libero, guardando qualche filmato su Youtube. Il caso in analisi prende in considerazione la visione del trailer di Avatar con precisione di 360p, 720p e 1080p Full HD: la macchina in prova non mostra cedimenti, ottiene la miglior percentuale di carico di lavoro in modalità 360p mentre risulta leggermente più pigra a 1080p (8,2 percento, poco più del doppio rispetto ai carichi di lavoro registrati con macchine quad-core). Per valutare le prestazioni generali di questo sistema abbiamo utilizzato la suite PCMark Vantage di Futuremark e l’indice di prestazioni di Windows 7.
Indice prestazioni di Windows 7
Come abbiamo avuto modo di rilevare dai test di laboratorio, le prestazioni complessive di questa macchina sono decisamente elevate in tutti i comparti, e soffrono dell’unico collo di bottiglia rappresentato dai numeri del disco fisso di tipo tradizionale. Per liberare totalmente la potenza del computer è sempre possibile provvedere all’installazione di un’unità SSD come disco primario, spostando quella preesistente nel secondo slot di cui la macchina è dotata ed asservirla a mansioni di disco dati. Il comparto memorie, inoltre, pur non essendo configurato in modalità dual-channel, può essere espanso verso tale soluzione con spesa ridotta ed in qualsiasi momento: in tal caso il valore del comparto memorie aumenterebbe per via della maggior banda dati messa a disposizione del sistema.
PCMark Vantage: valore complessivo
Un buon metro di valutazione delle performances di produttività office e multimedia è, sicuramente, rintracciabile nella suite PCMark Vantage che, per circa un’ora, mette sotto torchio il sistema in tutti i suoi compartimenti eseguendo compiti che possono essere svolti dalla normale utenza in una tipica giornata di utilizzo (conversioni di flussi video e audio, operazioni su database, esecuzione di scene 3D, navigazione web, archivi). La macchina in prova si difende bene e, forte della combinazione CPU e GPU adottata, riesce a fornire valori da seconda piazza, superiori a quelli delle macchine i7-2630Qm e secondi ad i7-2720QM di Asus N53SV. I risultati per singoli comparti possono essere visionati nella tabella che segue.
PCMark Vantage, dettagli dei singoli test
La batteria ha una capacità nominale di 4400mAh con tensione d’uscita di 10,8V (48Wh).
Batteria
Stante questa situazione abbiamo misurato l’autonomia del sistema in tre scenari tipici:
- IDLE : lasciamo la connessione Wi-Fi attiva e lo schermo acceso e non permettiamo la disattivazione di alcun altro componente. Registriamo il tempo che intercorre dal momento in cui stacchiamo il cavo di alimentazione con batteria al 100 percento al momento in cui il notebook si spegne con batteria al 5 percento. La luminosità dello schermo è impostata al 50 percento.
- Load : lasciamo attivo in loop il PCMark Vantage per simulare un utilizzo misto e continuo del sistema. Registriamo il tempo che intercorre dal momento in cui stacchiamo il cavo di alimentazione con batteria al 100 percento al momento in cui il notebook si spegne con batteria al 5 percento.
- Video : avviamo il playback in loop con Quicktime (questo ci permette di effettuare anche confronti diretti con i modelli Apple) del trailer di Avatar simulando una situazione nella quale l’utente utilizza il notebook in viaggio per guardare un film. Registriamo il tempo che intercorre dal momento in cui stacchiamo il cavo di alimentazione con batteria al 100 percento al momento in cui il notebook si spegne con batteria al 5 percento.
Autonomia in IDLE
Le condizioni di test in modalità IDLE permettono di rilevare un’autonomia operativa pari a quattro ore e trenta minuti esatti, segno che la macchina è studiata per garantire una certa autonomia in condizioni di mobilità. Tale valore scende a quattro ore e cinque minuti se si imposta la luminosità dello schermo al 100 percento.
Autonomia con carico
Quando al sistema è richiesto un certo sforzo (PCMark Vantage in loop), la durata della batteria si ferma a circa un’ora e tre quarti (103 minuti). Si tratta di un valore sicuramente non eccellente ma tutto sommato in linea con quello di modelli con schermo da 15 pollici.
Temperature
Lato superiore : il prodotto dimostra di avere un sistema di raffreddamento efficiente, capace di tenere a bada le temperature di tutti i componenti ed offrire temperature basse su tutti i punti di rilevazione. Il massimo, pari a 35,2 °C, è raggiunto all’angolo superiore sinistro, in prossimità dello sfogo del sistema di raffreddamento; in direzione opposta rileviamo, invece, le temperature più basse, sull’ordine dei 28 °C.
Base : valgono le stesse considerazioni viste in precedenza, con l’unico rilievo che riguarda le temperature massime, leggermente superiori di 1,5 °C per via della ridotta distanza rispetto al punto di rilevazione ove la sonda viene installata, e le minime, inferiori di circa 1°C. La macchina può essere tranquillamente tenuta sulle gambe, magari digitando quando si viaggia in treno e non si dispone di un tavolino, poichè scalda veramente poco.
Peso in chilogrammi
Con soli 3,1 kg di peso per il corpo macchina con batteria installata, il portatile DV7-6180 risulta essere un peso piuma per la sua classe di prodotto, idoneo ad essere trasportato. La discreta autonomia operativa permette anche di evitare in taluni casi il trasporto del caricabatterie, che contribuisce alla massa complessiva con ulteriori 0,5 kg. Per valutare la qualità del pannello LCD ci serviamo di un certo numero di test e strumenti. In ogni caso i test vengono effettuati impostando i parametri del monitor (solitamente luminosità e contrasto) secondo i valori di fabbrica, pulendolo perfettamente da polvere o altre tracce di sporco e lasciandolo pre-riscaldare per almeno mezz’ora.
- Gamut (insieme di colori che il pannello è in grado di riprodurre): utilizziamo il colorimetro Spyder 3 Elite di Datacolor per verificare quanto la gamma di colori riprodotta dal monitor del notebook sia compatibile con la gamma di colori che ci si aspetta da un dispositivo RGB.
- Uniformità : utilizziamo il colorimetro Spyder 3 Elite anche per verificare l’uniformità della retroilluminazione dello schermo. Effettuiamo le misure in 9 punti suddividendo il pannello secondo una griglia 3×3 a valori di IRE pari al 100 percento (bianco) ed al 50 percento (grigio).
- Rapporto di contrasto : sempre lo stesso colorimetro ci permette di valutare il rapporto di contrasto effettivo considerando appunto il rapporto fra una immagine con luminanza al 100 percento ed una con luminanza allo 0 percento. Le misurazioni vengono effettuate variando la luminosità del display dal minimo al massimo consentiti dalle regolazioni.
- Difetti visivi : in questo caso utilizziamo la suite di immagini di test disponibili sul sito web Lagom.nl :
- Livello di nero : misura la profondità del nero grazie all’utilizzo di un’immagine con sfondo nero sulla quale sono disegnati blocchi con tonalità molto vicine al nero. Nei pannelli migliori si riescono a distinguere tutte le tonalità.
- Saturazione del bianco : misura la capacità del pannello di distinguere fra diverse tonalità di bianco. In questo caso ci troviamo di fronte ad uno sfondo bianco puro sul quale sono disegnate delle figure con tonalità molto vicine al bianco.
- Contrasto : una serie di barre di diverso colore composte da blocchi di tonalità via via crescente mettono a dura prova il pannello. Solo quelli di qualità elevata riescono a distinguere perfettamente ogni blocco dall’altro.
- Pixel walking : in taluni casi i display LCD presentano problemi con particolari pattern di immagini. Una raccolta di quelli più problematici permette di capire se, anche il modello in prova è sensibile a questo fenomeno indicato come pixel walking ovvero pixel che sembrano muoversi anche se sullo schermo è visualizzata una immagine statica
- Angolo visivo : in questo caso utilizziamo sia immagini di test facenti parte della suite Lagom.nl che un nostro sistema di prova che consiste nello scattare 5 foto con angolazioni di 45 gradi in verticale ed orizzontale quando sullo schermo è visualizzata una particolare immagine di test.
- Gradiente : una speciale immagine di test con sfumatura continua dal bianco al nero permette di valutare la risposta del pannello e del controller che lo gestisce. Nel momento in cui dovessero esserci dei problemi, la sfumatura è visualizzata come un insieme di bande invece che come una barra di con un incremento continuo delle gradazioni di grigio. Un difetto del genere appare evidente soprattutto con display che dichiarano un certo numero di bit per la profondità di colore ma poi realmente ne contano un numero inferiore.
Gamut
La curva di Gamut per il display utilizzato da HP (rossa) è decisamente lontana da quella ottimale RGB standard (verde). È facile intuire come il monitor rappresenti i colori in maniera più sbiadita rispetto al loro valore naturale: il rosso è poco acceso, mentre il blu non solo è più sbiadito ma anche tendente al verde; infine il verde anch’esso un po’ pallido.
Uniformità della retroilluminazione: IRE 100 percento
Uniformità della retroilluminazione: IRE 50 percento
La retroilluminazione ha una variabilità abbastanza accentuata. Con valori di IRE molto elevati le differenze fra il punto più illuminato (centrale) e quello più scuro (in alto al centro) è pari a circa il 15 percento, il che conduce ad un buon risultato. Il problema sorge nel momento in cui si riduce il valore di IRE tendendo così alla rappresentazione dei grigi: le differenze fra le zone più luminose (sempre al centro) e quelle meno luminose (in basso) raggiunge il 33 percento.
Rapporto di contrasto effettivo
Il rapporto di contrasto che abbiamo misurato con i nostri strumenti mettono in luce valori tutt’altro che interessanti, fermi ad un rapporto di circa 60:1. Molto stabile la temperatura colore al variare della luminosità
Curva Gamma
La curva gamma misurata è invece abbastanza buona con un valore di 1,8 ed un andamento a metà strada fra quello della della curva gamma 1,8 e quello della curva gamma 2,2.
La nostra valutazione va oltre i freddi numeri degli strumenti di misura: anche se ci troviamo di fronte ad uno schermo non così preciso, rispetto al passato i miglioramenti sono sostanziali. Su questo display non abbiamo notato alcun effetto dithering e la profondità di colore appare decisamente superiore probabilmente grazie al miglioramento della tecnologia Hi-FR: la gamma dei colori risulta così essere decente e la luminosità buona. Peccato per la superficie glossy che rende difficile l’utilizzo in condizioni di forte luce ambientale. HP ha dimostrato di voler tagliare col passato grazie a nuove macchine portatili che innalzano il livello qualitativo all’ennesima potenza e si presentano come soluzioni ben bilanciate nel mix di prestazioni e costo. Il portatile DV7-6180 ne è un chiaro esempio: realizzato in un mix di alluminio e plastiche di qualità, mostra assemblaggi decisamente perfetti ed una ricerca per lo stile tipica dei prodotti di fascia più alta, chiara eredità delle macchine Envy.
Il salto in avanti rispetto alla passata generazione è evidente: le performances sono estremamente elevate per via dell’adozione dei processori Intel Sandy Bridge Core i5 ed i7, l’autonomia operativa è relativamente elevata grazie al sistema dual-switching GPU, che permette di passare dalla GPU discreta alla iGPU in modo totalmente automatico, massimizzando le prestazioni o riducendo gli assorbimenti energetici a seconda della condizione di lavoro. Il sistema può, inoltre, funzionare in modalità manuale, lasciando all’utente la scelta di decidere quale modulo grafico attivare (previo aggiornamento del bios che solo nell’ultima revisione dispone di questa funzione).
Anche lo schermo è migliorato: i vecchi modelli DV6 e DV7 facevano storcere il naso per via di un basso numero di bit per ogni canale di colore tamponato da un effetto dithering evidente ad occhio nudo ed una scarsa implementazione della tecnologia Hi-FR (il difetto, in questo caso, riguardava l’individuazione del movimento dei pixels se si inclinava troppo lo schermo). Tutte queste problematiche spariscono definitivamente con i nuovi monitor che comunque non sono esenti da difetti dovuti ad imprecisione nella rappresentazione dei colori e retroilluminazione poco uniforme.
Design. HP è uno dei pochi produttori che, assieme ad Apple, ha da tempo capito che portatile, oltre ad essere sinonimo di mobilità e prestazioni, deve anche essere stile. È indubbio che se si riesce a mantenere il costo su di un certo livello e la dotazione di serie pari a quella della concorrenza, l’utente punta su quello che, a proprio gusto, possa sembra il più bello. Le macchine HP Pavilion DV6 e DV7 risultano essere eccezionali sotto questo punto di vista per via della colorazione indovinata e per la scelta dei materiali: l’alluminio satinato è sinonimo di eleganza, e ben si sposa con la moderna visione di ambienti casalinghi e ed office.
Dimensioni. Gli ingombri sono tipici per una macchina portatile con schermo da 17,3"; la conformazione dello chassis, tuttavia, rende questo portatile piuttosto "schiacciato" e compatto, tanto che le differenze con una macchina tradizionale da 15,6" sono piuttosto contenute. Per farvi un esempio, l’Asus N53SV che abbiamo recensito qualche tempo fa risulta essere più piccolo di soli pochi centimetri. Siamo comunque convinti che sarebbe stato possibile fare di meglio: la cornice dello schermo resta ancora molto larga così come le fasce laterali posizionate fra ilo piano tastiera ed il profilo esterno. Il peso pari a poco più di 3 kg rende il laptop idoneo al trasporto.
Performances . La CPU Core i5-2410 unitamente alla scheda Radeon HD 6770M con 2GB GDDR5 sono sinonimo di prestazioni adeguate a qualunque compito come mansioni di produttività quotidiana e svago videoludico e questo senza causare surriscaldamenti eccessivi come accadeva con le precedenti serie HP con CPU Core i7. La presenza di soli due core fisici è sopperita da elevate velocità di clock in modalità standard e turbo oltre che dalla tecnologia Hyper Threading; differenze "numeriche" esistono comunque rispetto a sistemi con CPU Core i7 quad-core ma sono individuabili nei soli applicativi fortemente multi threaded. Nella pratica ludica invece il prodotto non fa una piega: i giochi sono eseguiti alla massima risoluzione dello schermo e con dettaglio grafico medio-alto a seconda del titolo. La risoluzione di 1600×900 pixels non fa sentire il bisogno di attivare l’antialiasing, che mina in modo evidente alle prestazioni complessive.
Memoria. Uno dei pochi nei del prodotto: i 4 gigabytes sono sufficienti nell’uso produttivo e ludico, ma risultano stretti se si impiegano applicativi pesanti o che fanno evidente accesso alla memoria di sistema. L’upgrade ad 8 gigabytes è consigliato, sapendo che comporta un ulteriore aumento di prestazioni per via dell’attivazione della modalità dual-channel DDR3 ad un costo tutto sommato irrisorio.
Connettività. La dotazione in porte è sufficiente a garantire un buon livello di connettività. Sono presenti due porte USB 2.0, due porte USB 3.0, una porta RJ45 Gigabit Lan, una connessione HDMI con audio ed una connessione VGA 15-pin. Le reti Wi-Fi sono supportate tramite modulo b/g/n. Mancano invece connessioni eSATA e Bluetooth.
Mobilità e autonomia. La macchina pesa 3,1 kg con batteria inclusa, peso piuma in considerazione del fattore di forma da 17,3 pollici e del costo generalmente ridotto. L’elevata autonomia operativa che, nelle condizioni migliori, arriva a ben quattro ore e mezza, permette solitamente di fare a meno del caricabatterie.
Display. Discreto. Pur con le imprecisioni tipiche di display per sistemi notebook, offre una visualizzazione di buona qualità con dettagli e sfumature molto precise. L’utente pignolo dovrebbe calibrarlo per rendere i colori meno sbiaditi mentre c’è poco da fare per sistemare la retroilluminazione poco uniforme.
Costo. Il prezzo ufficiale di circa 800 Euro risulta adeguato al tipo di macchina, addirittura più basso rispetto a prodotti con la stessa dotazione di serie. Con 1000 Euro è possibile acquistare il modello con Core i7-2630QM (DV7-6190), scelta a nostro avviso superflua a seguito dei risultati ottenuti nella recensione. Servono invece 900 Euro circa per acquistare il modello con Core i7-2630QM e scheda video entry level Radeon HD6490 (DV7-6090), assolutamente da evitare se lo si vuole impiegare come macchina da gioco.
Recensione a cura di Dino Fratelli e Marino Berrè