Hewlett-Packard ha raggiunto un accordo con le autorità statunitensi per accantonare le accuse di corruzione che l’avevano coinvolta.
Ha sborsato 16,25 milioni di dollari all’organo federale, ma in cambio ha ottenuto di chiudere il caso che riguardava alcuni suoi uomini rei, secondo l’accusa, di aver unto le ruote dell’amministrazione pubblica spingendo verso la scelta dei propri prodotti.
Il caso era partito da un’ indagine tedesca su affari condotti da Palo Alto addirittura in Russia: ma la cortina di ferro non tiene più separati i due mondi e le ombre si sono ben presto allungate fin sugli Stati Uniti, dove le autorità si sono interessate al comportamento di alcuni ex-dipendenti HP.
Al caso prettamente correlato con le diramazioni europee e russe, si sono poi aggiunti alcuni comportamenti sospetti da parte di altri (ormai ex) dipendenti dell’azienda che ha permesso all’agenzia federale di aprile un altro filone dell’inchiesta: avrebbero, secondo la nuova accusa, allettato gli amministratori scolastici del Texas con cene, biglietti per il Super Bowl o viaggi in barca per spingerli all’acquisto dei prodotti HP o semplicemente ottenere informazioni riservate utilizzate poi per aggiudicarsi i contratti pubblici .
Coinvolto sarebbe stato in particolare il programma E-Rate, che finanzia le connessioni Internet degli istituti scolatici e delle biblioteche con fondi ottenuti dalle utenze telefoniche: ad esso saranno ridestinati parte dei milioni messi sul banco da HP per appianare le accuse. Una parte ricompenserà la talpa che ha dato il via al capitolo texano del caso.
HP ha declinato ogni responsabilità, sottolineando di aver tagliato i rapporti con i dipendenti coinvolti nella vicenda e di aver sempre offerto piena collaborazione alle autorità.
Claudio Tamburrino