Los Angeles (USA) – Dovrà giocarsela molto bene una residente della Georgia se vorrà riuscire a trasformare la sua denuncia contro HP in una class-action che possa portarsi dietro l’appoggio di centinaia o migliaia di consumatori. Le sue accuse sono piuttosto pesanti.
Stando alla denuncia presentata dalla signora al Tribunale superiore di Santa Clara, in California, i suoi legali si offrono per patrocinare chiunque abbia acquistato negli Stati Uniti una stampante HP a getto di inchiostro dopo il febbraio del 2001.
Secondo le ricostruzioni della denuncia, infatti, da quella data HP avrebbe iniziato a immettere sul commercio cartucce di ricambio per le proprie stampanti programmate per “scadere” ad una certa data, indipendentemente dal fatto che queste siano state o meno utilizzate o inserite in una stampante. Il tutto senza avvertire chi acquista il prodotto.
HP, com’è comprensibile, al momento non ha commentato il caso riservandosi di farlo in tribunale. Nel mirino la tecnologia utilizzata dall’azienda che rende le cartucce “intelligenti”, capaci cioè grazie ad un chippetto di avvisare l’utente quando l’inchiostro sta finendo. Un chippetto che secondo la denunciante però ha anche altre… qualità.
“Lo smart chip – si legge nella denuncia – è studiato per registrare prematuramente la fine dell’inchiostro e rendere la cartuccia inutilizzabile grazie all’uso di una data di scadenza programmata che non è resa nota al consumatore”.
Va detto che HP, come tutte le maggiori case del settore, ha da tempo abbracciato una serie di standard industriali pensati per offrire garanzie specifiche all’utenza proprio nell’utilizzo delle cartucce.