Palm e HP hanno siglato un accordo con cui l’attuale primo produttore mondiale di PC entrerà in possesso dell’azienda presieduta finora da Jon Rubinstein. Ogni azione di Palm è stata valutata 5,70 dollari, determinando un ammontare di circa 1,2 miliardi dollari sborsati da HP per assicurarsi l’esperienza degli ingegneri che poco più di un anno fa avevano svelato la piattaforma WebOS.
La notizia dell’acquisto è arrivata circa 20 giorni dopo l’annuncio da parte del CEO di Palm di voler cedere l’azienda al miglior offerente. Dopo alcuni voci che davano HTC e Lenovo come possibili interessate all’affare, è stata invece HP a farsi avanti mettendo sul piatto l’offerta più alta.
In una lettera indirizzata ai suoi dipendenti, Rubinstein si è detto convinto che questa acquisizione (che stranamente viene da lui definita “fusione”) non potrà che fare bene a entrambe le aziende: “Negli ultimi tre anni abbiamo compiuto enormi progressi rispolverando la nostra mission iniziale basata sull’innovazione presentando alcuni dei migliori modelli presenti sul mercato – ha dichiarato – oggi compiamo un ulteriore passo in avanti per accelerare gli effetti di questa strategia”.
L’acquisizione in realtà era, secondo gli analisti, l’unica strada percorribile : negli ultimi tempi i conti dell’azienda avevano destato più di qualche preoccupazione visto anche l’esiguo numero di smartphone venduti . C’è tuttavia chi sostiene che HP non dovrebbe aspettarsi molto da Palm, almeno nei prossimi mesi.
Più che i telefonini, ciò che sembra interessare maggiormente a HP è WebOS e ad esserne convinto è proprio Rubinstein: “WebOS rappresenta per noi una proprietà intellettuale di valore – ribadisce – sostenuta da un team affiatato che, con gli investimenti di HP, potrà agire su larga scala”. La piattaforma, quindi, potrà continuare a essere sviluppata, magari anche per periferiche diverse dagli smartphone, senza doversi preoccupare di fare i conti con il mercato che negli ultimi tempi non aveva lasciato molto spazio a Palm.
Giorgio Pontico