HP si dice pronta a patteggiare con il Dipartimento di Giustizia statunitense per concludere una vicenda giudiziaria vecchia di tre anni. Il colosso informatico è accusato di falsa fatturazione e frode nei confronti del governo federale (e quindi dei contribuenti) per la fornitura di sistemi alla General Services Administration , ma l’accettazione del patteggiamento con il DOJ non implica l’ammissione di colpa da parte dell’azienda.
La vicenda ricorda da vicino quella che ha recentemente coinvolto Oracle : il contratto di HP con la GSA era gonfiato, l’azienda incassava più soldi di quanti avrebbe dovuto mentre il governo spendeva più di quanto stabiliva la legge.
Il patteggiamento con il DOJ conclude la causa con il governo e pone fine anche a un’altra vicenda legale avviata dalle denunce di Norman Rille e Neal Roberts risalenti al 2004. In questo caso l’accusa – trasformatasi in denuncia per conto delle autorità secondo quanto stabilisce il False Claims Act – era di aver pagato tangenti ai concorrenti per assicurarsi i lucrosi contratti di fornitura con lo stato.
HP è dunque colpevole? “HP nega di essersi impegnata in qualsivoglia condotta illegale in connessione con queste questioni” dice la portavoce dell’azienda Gina Tyler, e l’azienda crede che “sia nell’interesse dei nostri azionisti risolvere la questione e andare oltre questo problema”.
L’azienda nega, ma il DOJ era stato esplicito nell’accusare HP di aver tradito la “fiducia che il governo ha riposto” nell’azienda “affinché agisse con onestà e candore, fornisse informazioni sui prezzi accurate, complete e attuali e agisse senza conflitto di interessi”. Al contrario HP “ha usato ingiustamente le sue partnership per arricchire se stessa”, aggiunge l’accusa del DOJ che potrebbe presto essere archiviata.
Alfonso Maruccia