Quale futuro per gli smartphone Huawei e Honor, ora che Google ha sospeso la licenza Android per il produttore cinese? La domanda è lecita e la risposta fornita dall’azienda di Shenzhen sufficiente a sciogliere i dubbi solo per metà: i dispositivi già in commercio continueranno a ricevere aggiornamenti e supporto post-vendita, ma non è dato a sapere con quali modalità o tempistiche.
Per quelli in arrivo da qui in avanti potrebbe invece essere preclusa l’installazione di Android, se non in una forma priva delle applicazioni e dei servizi di Google, incluso il Play Store per il download di software e contenuti.
Gli smartphone Huawei, senza Android?
Huawei potrebbe aver già messo in cantiere una soluzione, un piano B. Ormai da tempo si parla di un sistema operativo proprietario, un’alternativa alla piattaforma del robottino verde sulla quale basare una nuova famiglia di smartphone e tablet. I primi rumor risalgono addirittura a metà 2016, con nuove indiscrezioni trapelate nei mesi scorsi. Non è in ogni caso al momento chiaro se si tratta di un progetto sperimentale destinato a concretizzarsi nel breve periodo, ma l’ultima parte del comunicato diramato oggi porta a non escludere alcuna ipotesi.
Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile, così da offrire la migliore esperienza possibile agli utenti di tutto il mondo.
La strada non sarà comunque priva di ostacoli. Il più grande quello che dovrà necessariamente portare la società a guadagnare la fiducia degli sviluppatori. Abbiamo già visto la mancanza di software e applicazioni mietere vittime importanti tra i sistemi operativi: Microsoft con la sua controparte mobile di Windows ne sa qualcosa.
Hardware, solo made in China?
Huawei si troverà poi a dover fare i conti anche con il divieto imposto alle realtà statunitensi di fornire componenti hardware al gruppo in assenza di una specifica autorizzazione governativa, conseguente all’inclusione dell’azienda nella Entity List degli USA. Intel, Broadcom e Qualcomm sembrano essersi già mosse in questa direzione, seguite da alcuni partner europei che nonostante l’assenza di imposizioni dall’alto pare abbiano optato per uno stop preventivo. Anche su questo fronte il colosso di Shenzhen può contare su progetti già avviati da tempo finalizzati ad esempio alla realizzazione di processori (con la serie Kirin prodotta dalla controllata HiSilicon) e di modem (Balong).
Difficile in un momento come quello attuale, in cui a regnare sono sostanzialmente le voci di corridoio e le supposizioni, formulare una previsione di lungo termine. Di certo la firma di Trump e il conseguente ban per Huawei è destinato ad avere pesanti ripercussioni non solo sul business della società cinese, ma sull’intero ecosistema mobile, contesto in cui il brand è arrivato negli ultimi anni a guadagnare una fetta considerevole di market share, spinto dai suoi top di gamma come le new entry della serie P30.
Un problema che riguarda anche Windows
La stessa posizione assunta da Google per quanto concerne Android potrebbe essere replicata da un altro player del mondo hi-tech a stelle e strisce: Microsoft. I laptop della linea MateBook prodotti e commercializzati da Huawei sono infatti basati sulla piattaforma Windows. Per il momento da Redmond non sono giunte dichiarazioni in merito.