Il numero uno di Huawei torna a parlare delle conseguenze del ban USA sul business del gruppo. Ren Zhengfei, co-fondatore e CEO del colosso di Shenzhen, usa toni diversi rispetto a quelli che hanno caratterizzato i suoi primi interventi in seguito all’esplosione del caso. A riportarlo è Reuters, con un articolo che sembra far eco alle indiscrezioni condivise nel fine settimana da Bloomberg e relative a previsioni pessimistiche per le vendite del brand.
Huawei: il ban USA e il danno economico
30 miliardi di dollari. Questo l’ammontare del danno economico causato alle casse di Huawei dalla decisione degli Stati Uniti, che con l’inclusione dell’azienda cinese nella Entity List di fatto le impedisce di acquisire tecnologia hardware o software di provenienza americana. Incerto anche il futuro dei dispositivi del brand con sistema operativo Android (la piattaforma alternativa Hongmeng OS o ARK OS sembra in ogni caso essere pronta), anche se continuano a giungere rassicurazioni sull’arrivo di aggiornamenti per i dispositivi già in commercio.
Riportiamo di seguito, in forma tradotta, la dichiarazione attribuita da Reuters a Ren Zhengfei, raccolta nelle ore scorse durante un intervento presso il quartier generale del gruppo a Shenzhen.
Non pensavamo potessero attaccarci su così tanti fronti. Non possiamo ottenere la fornitura delle componenti, non possiamo partecipare a molte delle organizzazioni internazionali, non possiamo lavorare a stretto contatto con parecchie università, non possiamo utilizzare nulla con una componente statunitense e non possiamo nemmeno stabilire una connessione con i network che si basano su queste componenti.
Huawei ha chiuso il 2018 con entrate per circa 104 miliardi di dollari. Per il 2019, prima del ban statunitense, le previsioni parlavano di una crescita fino a 125-130 miliardi di dollari. Ora le stime sono state aggiornate al ribasso e, in linea con le parole del CEO, fissate intorno a quota 100 miliardi di dollari. Il valore è preso come riferimento anche per il 2020, mentre nel 2021 la società potrebbe tornare a far registrare un segno positivo.
Non è in ogni caso da escludere la possibilità che le parti giungano a un accordo, prima della scadenza fissata per il 19 agosto, così da consentire a Huawei di continuare a operare come fatto fino ad oggi. Lo auspicano in molti, anche Google e la britannica ARM. Mettere fuorigioco quello che attualmente è il secondo player del mercato mobile non può che avere pesanti ripercussioni sull’intero ecosistema.