Huawei ha annunciato l’apertura a Roma del proprio Cybersecurity & Transparency Center, un importante elemento della strategia del gruppo cinese per posizionare il brand al centro dell’innovazione (e della sicurezza) del prossimo futuro. La nuova iniziativa diventa il baricentro del dialogo tra l’azienda ed il nostro Paese, per consolidare le promesse del gruppo aprendo al dialogo attraverso segni tangibili di piena trasparenza. Presenti alla presentazione Luigi De Vecchis, Presidente Huawei Italia; Pietro Guindani, Presidente Asstel; Giuseppe Pignari, Cyber Security Officer di Huawei Italia.
L’introduzione è affidata a Guindani, il quale ha voluto anzitutto circoscrivere il contesto: reti sollecitate da un numero di accessi sempre maggiore rendono le infrastrutture più delicate e sensibili, il che porta inevitabilmente la sicurezza al centro del discorso. La risposta è nella collaborazione tra le aziende e tra le istituzioni, poiché è a questi due livelli che sarà possibile agire per creare perimetri di sicurezza efficaci e performanti. E ancora: “A noi risulta molto chiaro che alcuni principi sono chiari: la collaborazione tra le aziende, l’utilizzo delle migliori esperienze internazionali ed il dialogo (concreto, operativo, tecnico) con le autorità“.
Spiega da parte sua De Vecchis, identificando con molta chiarezza il ruolo che Huawei intende rivestire in questo contesto: “il 5G non è il solo motore della trasformazione: il 5G è l’elemento abilitante, ma il motore è nella realtà virtuale/aumentata, nell’intelligenza artificiale, nella robotica, nell’industria 4.0 ed in tutto quell’insieme che utilizza la Rete“.
Per consentire tutto ciò occorre però compiere quel lungo percorso che fa riferimento alla sicurezza delle reti stesse: si tratta di un percorso che parte dai comitati di standardizzazione, anzitutto, e arriva ad una risposta alle pressioni della geopolitica attraverso la tecnologia. Questa risposta si concretizza in Italia nel Cybersecurity & Transparency Center “per farci “vivisezionare” e dimostrare che non siamo quello che alcuni Governi dicono“, un progetto che interessa investimenti specifici nell’ordine di circa 1 milione di euro.
Huawei Cybersecurity & Transparency Center
Quello che Huawei ha posto in essere è un punto di riferimento presso il quale chiunque possa mettere mano al “cuore” del gruppo per comprendere cosa l’azienda sappia offrire in termini di sicurezza. Un modo, insomma, per opporre resistenza alla propaganda legata alle pressioni che (soprattutto a firma di Donald Trump) in questi mesi hanno creato una barriera di sospetto tra il blocco occidentale e quello orientale. Il centro vuole creare una forza uguale e contraria, che alle illazioni opponga la trasparenza e che doni il ruolo di arbitro a chiunque ne sia interessato.
Huawei ha elevato la sicurezza informatica a sua principale priorità fin dal 2010 e da allora abbiamo investito fortemente nella ricerca e sviluppo sulla sicurezza informatica. I Cybersecurity and Transparency Center fanno parte della strategia che abbiamo seguito fino ad oggi per consentire a clienti, partner, istituzioni e governo italiani di conoscere meglio e verificare come Huawei sta affrontando la sfida della Cyber Security in tutti i suoi processi e prodotti
Giuseppe Pignari, Cyber Security Officer di Huawei Italia
“La superficie di attacco a disposizione dei cybercriminali si sta moltiplicando enormemente in virtù dell’aumento dei dispositivi connessi alla Rete“: ecco perché tutti gli attori della filiera vanno coinvolti, facendo in modo che l’intero sistema sappia tenere il passo dell’innovazione e delle insidie che andrà a presentare.
Il 5G, in qualità di elemento abilitante, inevitabilmente rappresenterà un elemento centrale nella catena internazionale della sicurezza digitale. Huawei ha investito molto su questo fronte (oltre 4 miliardi di dollari a fine 2019) e oggi per poter portare a compimento questi sforzi il gruppo invoca un lavoro di squadra che coinvolga tutti. La nascita di un Cybersecurity & Transparency Center in Italia (il sesto della serie) risponde alla policy “Many Hands, Many Eyes” che mette le soluzioni Huawei nelle mani di chi intende provarli, verificarli e valutarne la bontà.
L’apertura del centro di Roma, dedicato a clienti, partner e istituzioni, intende inserire Huawei nel dibattito che porterà alla prossima accelerazione del nostro Paese sul fronte del 5G. Tre gli obiettivi posti dal gruppo alla base di questa esperienza:
- esperienza e comunicazione, per garantire massima informazione sulle soluzioni Huawei:
“Il Centro illustrerà le pratiche di cyber security end-to-end adottate da Huawei per la sicurezza e la privacy, dalle strategie alla catena di approvvigionamento, alla Ricerca e Sviluppo, fino ai prodotti e soluzioni. Fornirà ai clienti l’opportunità di sperimentare le nuove tecnologie e le relative sfide di cyber security. Inoltre sarà disponibile una struttura in cui saranno realizzati workshop, corsi di formazione ed eventi“ - cooperazione e innovazione, per valutare gli standard di sicurezza perseguiti:
“Huawei collaborerà con i partner del settore per studiare e promuovere lo sviluppo di standard di sicurezza e meccanismi di verifica, al fine di facilitare l’innovazione tecnologica nel campo della sicurezza informatica in tutto il settore. Il Centro inoltre si preoccuperà di recepire le richieste in termini di requisiti di sicurezza provenienti dal governo italiano, dai clienti e dal settore, al fine di fornire migliori soluzioni e contribuire allo sviluppo del settore e dell’ecosistema della sicurezza italiani“ - test e verifiche, consentendo a clienti ed aziende per offrire massima apertura nella verifica dei requisiti di sicurezza:
“Il Centro di trasparenza per la sicurezza informatica di Huawei sarà aperto ai clienti e alle organizzazioni governative e indipendenti impegnate nei test, che saranno invitati a eseguire verifiche di sicurezza imparziali e indipendenti secondo gli standard e le best practice di cyber security riconosciuti dal settore. I Centri Huawei sono dotati di ambienti di collaudo dedicati per fornire ai clienti e alle terze parti i prodotti Huawei, il software, la documentazione tecnica, gli strumenti di collaudo e il supporto tecnico necessari“
Huawei precisa in particolare come i prodotti possano essere analizzati in “black box”, mettendo anche mano direttamente ai codici sorgenti in cerca di un qualsivoglia elemento di fragilità che possa mettere in discussione la bontà della produzione Huawei. Perché questo è quel che il gruppo cerca: far leva sulla trasparenza per conquistare la massima fiducia da parte di tutti gli stakeholder che possano avere interesse nelle verifiche, nei prodotti, nell’innovazione e nell’universo Huawei. Il messaggio a Mike Pompeo, Segretario di Stato USA atterrato in queste ore a Roma per una visita istituzionale, è tutto fuorché indiretto.
Ed il messaggio è chiaro anche nei confronti dell’Italia: nonostante l’Entity List, nonostante le restrizioni sui semiconduttori, nonostante le pressioni geopolitiche, Huawei intende continuare ad investire nel nostro Paese. Nessun passo indietro, poiché la visione è più forte degli ostacoli che gli USA stanno cercando di opporre.
Il progetto parte oggi e si concluderà entro il mese di settembre del 2021, quando è prevista l’inaugurazione definitiva dei locali e l’inizio della piena operatività del centro.