La cinese Huawei Technologies era uno dei pochi produttori mobile che non aveva ancora lanciato la sua offensiva a suon di brevetti: ora ha rimediato denunciando Motorola.
A differenza delle altre cause del settore, quella intentata da Huawei non chiama in causa supposte violazioni brevettuali già avvenute, ma la proprietà intellettuale stessa di alcune tecnologie impiegate da Motorola e ora comprese nell’accordo di vendita di parte dell’azienda statunitense a Nokia Siemens.
A preoccupare Huawei è la sorte dell’apparato Motorola basato sugli standard GSM e UMTS: secondo l’accusa Motorola non avrebbe un settore materiale UMTS ma si limiterebbe a rivendere conoscenze che costituiscono segreti industriali (o almeno non darebbe alcuna assicurazione circa la discrezione su questi segreti) appresi del partner commerciale di 10 anni Huawei e 878 milioni di equipaggiamento e tecnologia per le reti wireless sviluppate dalla cinese dal 2000.
Motorola aveva annunciato a luglio la cessione, per 1,2 miliardi di dollari, del suo business delle infrastrutture di rete wireless alla concorrente Nokia Siemens Network. Pur se ancora in attesa dell’approvazione dell’autorità antitrust cinese, le due affermano che contano di completare l’operazione entro il prossimo mese. La denuncia ora di Huawei e l’accertamento sulla proprietà intellettuale del settore che sta cambiando di proprietà rischia di compromettere l’intero affare, o quanto meno la sua tempistica.
Sempre a luglio, Motorola ha denunciato Huawei di aver beneficiato di informazioni riservate illecitamente sottratte alla statunitense da alcuni ex dipendenti .
L’offensiva di Huawei rappresenta inoltre un punto di svolta per le aziende cinesi, abituate a stare più sul banco degli imputati che da parte dell’accusa, e da qualche anno a questa parte sempre più interessate alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie con il conseguente ottenimento di brevetti . “È un crocevia fondamentale per Huawei – dice Bill Plummer, vicepresidente alle relazioni governative – siamo numero due al mondo, ma con la grandezza arriva la necessità di assicurarci linfa vitale con l’innovazione, che non può sfuggirci da sotto la porta”.
Claudio Tamburrino