Huawei, nella propria rincorsa alla conquista del mercato mobile, ha conseguito una prima vittoria su un fronte finora inesplorato: come i suoi pari alla testa del mercato si è imbarcata in una battaglia alla difesa dei propri titoli brevettuali, e presso i tribunali cinesi si è vista riconoscere le proprie ragioni su Samsung.
L’azienda cinese si era mobilitata contro Samsung a partire dal mese di maggio dello scorso anno: oltre a denunciare la rivale coreana per violazioni di brevetti in materia di tecnologie per le reti mobile di quarta generazione, accuse a cui Samsung aveva risposto con una controdenuncia, aveva chiamato in causa l’azienda per delle violazioni relative all’interfaccia utente degli smartphone. Il design di icone e widget, secondo quanto rivendicava Huawei, sarebbe stato replicato da Samsung per 16 dei suoi prodotti, abusando così di brevetti riconosciuti dalle autorità cinesi fin dal 2011.
Huawei chiedeva un risarcimento pari a 80 milioni di yuan, circa 10 milioni di euro , più spese legali. È quanto il tribunale cinese ha ora riconosciuto debba pagare Samsung alla divisione dedicata ai dispositivi mobile dell’azienda, Huawei Device.
Samsung deve ancora soppesare la sentenza, e deve ancora decidere se ricorrere in appello: 10 milioni di euro non sono che spiccioli, rispetto ai miliardi delle rinnovate prospettive di crescita di Samsung nonostante i guai legali in patria e nonostante la disfatta del Galaxy Note 7 .
È probabile che l’azienda coreana affronterà con maggiore aggressività il fronte aperto da Huawei in materia di tecnologie 4G , in Cina e negli USA: le cifre in gioco , anche se non specificate, sono con ogni probabilità ben più consistenti.
Gaia Bottà