L’Intelligenza Artificiale può estrapolare dati da grandi collezioni strutturate di dati e grazie al Machine Learning si possono formulare previsioni e modelli partendo da informazioni già consolidate. Ma tutto ciò può arrivare a sfiorare le corde del cuore come sa fare la musica? L’Intelligenza Artificiale potrebbe arrivare laddove Schubert si è fermato, un attimo prima della conclusione? Huawei vuole provarci, mettendo le emozioni, e non soltanto immagini e testi, in pasto all’IA dei propri dispositivi. E lo fa puntando in alto, molto in alto: sarà un dispositivo Huawei a tentare di completare la Sinfonia n.8 di Schubert, opera incompiuta in SI minore su cui già altri musicisti e compositori hanno tentato l’impresa.
L’IA completerà la sinfonia n.8 di Schubert
Non è chiaro come Huawei voglia tecnicamente operare per tentare il completamento della sinfonia. La presentazione avverrà infatti soltanto nel mese di febbraio, quando il risultato del progetto “Unfinished Symphony” sarà svelato.
L’anno scorso abbiamo insegnato alla nostra AI a guidare un’auto, a tradurre i canti delle megattere in una canzone d’amore e, grazie a StorySign, abbiamo potuto migliorare la vita dei bambini sordi. Con il prossimo progetto vogliamo esplorare il ruolo positivo che la tecnologia può avere sulla cultura.
L’IA non ha le pretese e le responsabilità di un compositore: si limita ad elaborare, declinando ad algoritmi il concetto di “interpretazione”. L’approccio deresponsabilizzato può quindi risultare differente dai precedenti tentativi umani su questa impresa, la cui bontà dell’esito rimarrà per sempre in sospeso poiché soltanto Schubert in persona avrebbe diritto ad un giudizio definitivo.
Huawei ha chiesto ad un compositore di alto livello di “insegnare” ad uno smartphone come si potrebbe completare l’opera, quindi con un approccio guidato che al suo interno già integra tutto quel che si sa dell’opera: le parti già scritte, i non-detti che emergono dalle particolarità delle parti già completate, la storia dell’autore, il contesto nel quale l’opera è stata immaginata. Nel rapporto tra l’uomo e l’IA c’è un passaggio di informazioni di cui il dispositivo Huawei (dalle immagini si può apprezzare un Huawei Mate 20 Pro) dovrà far tesoro per giungere a trasformare in emozione quel che gli algoritmi vedono semplicemente come numeri – più o meno ordinati – da elaborare.
La sfida è di alto profilo, perché a questo ambisce il brand. Attingere alla cultura ed alla musica dell’800 è qualcosa di ragguardevole, in grado davvero di alzare l’asticella e di migrare l’immagine di un telefonino verso una dimensione più completa del suo ruolo nella società. Un passo coraggioso, metafora di ambizioni altrettanto altisonanti.
Per il risultato occorrerà attendere, ma per l’incipit è sufficiente un click:
Si riparte da qui. Ora tocca all’IA.