È Reuters a svelare oggi in esclusiva quelle che vengono indicate come le prove in mano agli Stati Uniti per dimostrare le violazioni delle sanzioni commerciali contro l’Iran da parte di Huawei. È questo il motivo che a fine 2018 ha fatto scattare le manette ai polsi di Meng Wanzhou, figlia del fondatore Ren Zhengfei e Chief Financial Officer della società cinese ora ancora in Canada in attesa del responso per la richiesta di estradizione avanzata dagli USA.
Huawei e violazione delle sanzioni commerciali: gli USA hanno le prove
I documenti risalgono agli ultimi mesi del 2010 e fanno riferimento a due spedizioni di materiale prodotto dall’americana Hewlett-Packard verso un operatore di telecomunicazioni attivo nel paese mediorientale, MCI (Mobile Telecommunication Co of Iran), controllato dalla parent company TCI (Telecommunication Co of Iran). Le consegne sono state effettuate in alcune grandi città del territorio come Tehran, Shiraz e Mashhad. Si parla di computer, server, dischi e switch. Citati anche software realizzati tra gli altri da Microsoft (sistemi operativi Windows), Symantec e Novell.
L’accusa sostiene che Huawei, con il coinvolgimento diretto di Meng Wanzhou, abbia messo in atto un business in modo da esportare tecnologia statunitense in Iran passando da quella che viene definita una “sussidiaria non ufficiale”, Skycom Tech. La pratica non è consentita per via delle sanzioni citate in apertura.
La documentazione visionata da Reuters parla inoltre di una seconda società, Panda International Information, impegnata in una pratica di questo tipo. Non è controllata da Huawei, ma da una realtà cinese a sua volta legata a Pechino. È in ogni modo ritenuta vicina al gruppo di Shenzhen e potrebbe essere stata utilizzata per veicolari i prodotti americani dagli USA all’Iran. Questa la replica attribuita a un portavoce dell’azienda.
Considerando l’evolversi del procedimento legale non è appropriato per Huawei rilasciare commenti in questo momento. Siamo impegnati nel conformarci a tutte le leggi e regole applicabili nei paesi e nelle regioni in cui operiamo, incluse quelle riguardanti il controllo delle esportazioni e le sanzioni stabilite da Nazioni Unite, Stati Uniti e Unione Europea.
Da verificare se e come quanto emerso peserà sul ban di Huawei già operativo dallo scorso maggio negli USA. Ricordiamo infine che da poche settimane Washington ha ufficializzato i 16 capi di imputazione rivolti al gruppo di Shenzhen che si riferiscono tra le altre cose a pratiche di spionaggio industriale e sottrazione alla concorrenza di informazioni riservate.