Non è certo stato un periodo privo di complicazioni quello che ha visto Huawei chiudere la prima metà dell’anno. La questione USA esplosa a fine maggio che ha visto l’azienda inclusa nella blacklist di Washington e che minaccia l’impossibilità di acquisire tecnologia americana ha posato un velo di incertezza sul futuro del gruppo. Eppure, il business del colosso di Shenzhen non sembra averne risentito. Non ancora, almeno.
Huawei cresce anche se nella Entity List
Oggi la pubblicazione dei numeri relativi al periodo gennaio-giugno 2019. In breve: le entrate sono aumentate del 23,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, gli introiti legati alle infrastrutture per la connettività (in particolare 5G) si sono attestati a circa 21,3 miliardi di dollari e il volume di smartphone distribuiti a livello globale ha toccato i 118 milioni di unità (+24% se confrontato con la prima metà del 2018) includendo quelli del brand Honor. È però bene sottolineare come in confronto a quanto avvenuto negli anni scorsi, il numero di dispositivi venduti sia rimasto sostanzialmente invariato tra il Q1 e il Q2. Dunque, una flessione nel trend inizia a farsi sentire.
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Complessivamente nelle casse dell’azienda sono finiti quasi 58,3 miliardi di dollari, con un utile netto pari all’8,7%. Nella foto qui sotto Liang Hua, Presidente di Huawei, durante la conferenza che ha ufficializzato i risultati finanziari. Nel suo intervento, riportato in un comunicato ufficiale, fa riferimento diretto all’inclusione del gruppo nella Entity List statunitense e a come questo potrebbe aver peso sul business nell’immediato futuro.
Le entrate sono aumentate rapidamente anche nel mese di maggio. Grazie alle solide basi costruite nella prima metà dell’anno continuiamo ad assistere a un trend positivo anche in seguito alla nostra inclusione nella Entity List. Ciò non significa che non stiamo affrontando delle difficoltà. Sta accadendo e potrebbero influire sul ritmo di crescita a breve termine.
Nonostante la decisione di alcuni paesi che non si affideranno a Huawei per l’allestimento delle reti 5G (Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone), la società afferma di aver già sottoscritto 50 contratti commerciali in tutto il mondo, con alcuni dei più importanti operatori dell’ambito telco.
Guardando al futuro, riprendiamo le parole di Ren Zhengfei risalenti al mese scorso. Secondo il co-fondatore e CEO, il ban degli Stati Uniti potrebbe costare fino a 30 miliardi di dollari. Tornando al mobile, Huawei domina in Cina con il 38,2% di market share nel Q2 2019. Il 64% degli smartphone distribuiti nel trimestre è stato destinato al paese asiatico. Nel mondo è il secondo produttore (dietro a Samsung e davanti ad Apple) per volumi di vendita.