Huawei potrebbe essere pronta a sviluppare un proprio sistema operativo da utilizzarsi tanto su laptop quanto su smartphone e tablet: l’ipotesi, in auge ormai da lungo tempo, sarebbe confermata e denoterebbe la misura degli attriti a cui sono ormai arrivati i rapporti tra occidente e oriente in una battaglia geopolitica che ha il volto, la voce e la firma di Donald Trump.
Le frizioni tra Cina e Stati Uniti perdurano e non è chiaro né l’orizzonte entro cui potranno sfumare, né l’esito di un braccio di ferro tanto teso e tracimato ormai in vari settori. Huawei, che per vari motivi si è trovata al centro di questa situazione, sta quindi prendendo precauzioni ormai da anni, muovendo passi nella direzione di un nuovo orizzonte di forzata autarchia a seguito di possibili ulteriori veti provenienti dagli USA. Le accuse contro Huawei sono varie, passando dal furto di proprietà intellettuali ed arrivando ai timori dell’affidare al gruppo cinese le infrastrutture critiche della prossima rete 5G. Per contro Huawei chiede le prove per tesi accusatorie mai esattamente circostanziate, controreplica sul fronte legale, ma al tempo stesso si prepara ad un quadro della situazione che potrebbe farsi in futuro ancor più teso e ostile.
Huawei OS?
La conferma arriva dalle pagine del South China Morning Post: se la guerra commerciale tra USA e Cina arrivasse al punto da non rendere più possibili i rapporti tra il produttore hardware orientale e gli sviluppatori software occidentali (il riferimento è chiaramente a Google per Android e Microsoft per Windows), Huawei sarebbe costretta a trovare una soluzione propria con importanti ripercussioni sul proprio mercato. La via della soluzione proprietaria potrebbe essere dunque un’opzione di salvaguardia fondamentale, il cui sviluppo richiede però tempo e risorse.
Al momento non è noto alcun altro dettaglio sul sistema operativo Huawei, né se le dichiarazioni del gruppo siano semplice strategia all’interno del braccio di ferro venutosi a creare. Gli USA fanno sul serio e questo è ormai chiaro e acclarato: gli Stati Uniti sono pronti ad escludere dalle proprie vie commerciali tutti gli stati che collaboreranno con Huawei poiché non intendono avere problemi di sicurezza. Per il gruppo, che nel mondo mobile è cresciuto fino a superare la stessa Apple, il momento è quindi delicato e le soluzioni non stanno né in innovazione, né in design: la guerra commerciale prevede altri paradigmi e l’autarchia software potrebbe essere una scelta obbligata.
Huawei lo ammette pubblicamente: l’idea dell’OS è in auge e in laboratorio. Al tempo stesso è chiaro come lo sviluppo da zero di un sistema operativo e del modello di business correlato potrebbe essere cosa estremamente complessa da mettere in piedi, anche con i numeri di Huawei, anche con eventuali partnership con ZTE o altri produttori orientali. Inoltre il problema potrebbe essere reciproco, perché anche il mondo Android (soprattutto) e Windows (in parte minore) avrebbero ripercussioni. Secondo Huawei l’OS proprietario sarebbe una soluzione estrema: estremo rimedio per problemi estremi. Non qualcosa di voluto o cercato, insomma, ma eventualmente qualcosa di obbligato.
Rimane quindi in piedi la sensazione per cui l’ipotesi del sistema operativo Huawei possa essere più un bandiera utile in tempi di guerra fredda che non un progetto sul quale si sta realmente investendo. Ma non è questa un’ipotesi valutabile in termini di software, innovazione e marketplace: sarà la geopolitica a scrivere in modo forzoso questo capitolo della storia della tecnologia. Se il “piano B” di Huawei diventerà realtà significa che oriente e occidente avranno due sistemi alternativi e privi di dialogo, così come un’eventuale escalation di frizioni politiche di alto livello. Qualcosa, insomma, che nessuno (tanto meno le parti in causa) auspica.