L’inclusione di Huawei nella Entity List degli USA da parte dell’amministrazione Trump di fatto impedisce al gruppo cinese di acquisire componentistica o tecnologia prodotta negli Stati Uniti da includere nei propri dispositivi o servizi senza un’esplicita autorizzazione rilasciata dal Dipartimento del Commercio. A Shenzhen stanno dimostrando di poter percorrere strade alternative.
La tecnologia di Huawei è America-Free
Secondo gli analisti la serie di smartphone Mate 30 è la prima realizzata dal brand asiatico a non includere alcun apparato hardware di provenienza americana. Lo stesso vale per le pù recenti incarnazioni delle apparecchiature destinate alle reti 5G, mercato in cui l’azienda mantiene la leadership a livello globale nonostante il ban imposto da diversi paesi. Questa la breve dichiarazione affidata alla redazione del Wall Street Journal da John Suffolk di Huawei che di fatto suona come una conferma.
Tutti i nostri apparecchi 5G ora sono America-Free. Ci piacerebbe continuare a utilizzare componenti americane. È un bene per l’industria americana. È un bene per Huawei. La possibilità ci è stata tolta dalle mani.
Il discorso potrebbe essere differente per quanto concerne il fronte software: Microsoft ha già ottenuto il via libera per fornire a Huawei le licenze necessarie a includere il sistema operativo Windows nei laptop della famiglia MateBook e non è da escludere che presto Google possa fare altrettanto per continuare a supportare gli smartphone basati su Android, sia quelli già in commercio sia quelli che verranno lanciati in futuro.
È in ogni caso bene ricordare che l’azienda cinese ha già pronta una piattaforma alternativa: HarmonyOS, al momento destinata esclusivamente a TV e apparecchiature per smart home o Internet of Things, ma in grado di girare anche sui dispositivi mobile.