Il numero uno di Huawei entra a gamba tesa sulla complessa vicenda che vede il colosso cinese ormai ai ferri corti con gli Stati Uniti: Ren Zhengfei, co-fondatore e attuale CEO del gruppo, si è concesso ai microfoni e alle telecamere della BBC per dire la propria sulle accuse mosse dal Dipartimento di Giustizia d’oltreoceano nei confronti dell’azienda cinese. Accantonata la diplomazia, i toni si fanno ora sempre meno pacati.
Non c’è possibilità che gli Stati Uniti possano schiacciarci.
Huawei, parla il fondatore Ren Zhengfei
Nell’intervento anche un inevitabile riferimento all’arresto di Meng Wanzhou, figlia di Ren Zhengfei e CFO di Huawei. Le manette sono scattate nel mese di dicembre in Canada e ora per lei si prospetta l’ipotesi dell’estradizione negli USA. Per il CEO si tratta di un’azione motivata politicamente, dettata dunque dalla volontà di gettare cattiva luce sul gruppo, mettendolo fuori gioco in un periodo di cruciale importanza per il business legato alla fornitura di infrastrutture che andranno a comporre le reti 5G a livello globale. Un tentativo, secondo il numero uno della società, destinato a fallire.
Il mondo non può metterci da parte, perché siamo più avanzati. Anche se gli Stati Uniti dovessero convincere altri paesi a non affidarsi a noi temporaneamente, siamo in grado di ridurre leggermente la portata del nostro business.
Sul piatto anche il tema delicato riguardante gli investimenti della società per il futuro. A quanto pare le intenzioni di Huawei sono quelle di reindirizzarli, almeno in parte, dagli Stati Uniti al Regno Unito. Quello UK è un territorio che stando a quanto dichiarato proprio ieri dal National Cyber Security Centre non intravede nell’utilizzo della componentistica prodotta dal gruppo cinese una minaccia per la cybersecurity.
Investiremo ancora di più nel Regno Unito. Siccome gli Stati Uniti non credono in noi, dirotteremo i nostri investimenti dagli USA al territorio UK in modo sempre più importante.
Ricapitolando: gli USA hanno ufficializzato le accuse nei confronti del big cinese e questo replica prospettando una riduzione degli investimenti nel paese. A complicare ulteriormente la vicenda le presunte attività di spionaggio e il tentato furto di segreti industriali imputati a Huawei, che dal canto suo ha sempre respinto ogni denuncia definendola infondata.