Parlando a una conferenza in quel di Boston, Arianna Huffington ha annunciato che a partire dal prossimo mese i commenti postati dagli utenti sull’Huffington Post non saranno più anonimi. L’anonimato è un male e fa rima con troll e minacce di morte, suggerisce la fondatrice del popolare sito di news.
Nelle parole di Huffington, i troll che ammorbano l’Huffington Post e la rete Internet più in generale “stanno diventando sempre più aggressivi e spiacevoli”, arrivando agli eccessi delle minacce di stupro e morte. L’Huffington Post, così come Internet in generale, dovrebbero dunque evolversi per “rispondere alle esigenze” degli utenti adulti poco inclini a minacciare, scatenare flame o dare virtualmente addosso al prossimo in rete.
La libertà di espressione serve alle persone che difendono quello in cui credono senza nascondersi dietro l’anonimato, spiega Arianna Huffington, e il fatto che i 260 milioni di commenti sin qui lasciati dagli utenti sull’Huffington Post necessitino degli sforzi di 40 diversi moderatori – oltre all’impiego di algoritmi software appositi – certamente aiuta a seguire il principio espresso dalla fondatrice del sito.
Con le sue ultime dichiarazioni, Arianna Huffington si inserisce in pieno nel dibattito sull’anonimato in rete e il fenomeno dei troll che guastano le community telematiche, un fenomeno che col tempo ha portato all’intervento sempre più diretto delle autorità nel tentativo di “regolamentare” Internet, e che si è recentemente “arricchito” del contributo delle nuove leve del social networking VIP – spesso mancanti del retroterra culturale necessario ad affrontare questo genere di tematiche senza emotività.
Le ricerche spiegano che i commenti anonimi tendono a essere di migliore qualità rispetto a quelli in qualche modo “autenticati” con ID reali, mentre chi come Vint Cerf ha contribuito a creare le fondamenta della rete telematica mondiale si esprime in difesa dell’anonimato quando non è necessario – o utile all’utente – conoscere la vera identità di qualcuno.
Il nuovo regime anti-troll all’Huffington Post potrebbe infine risultare inutile ai fini della guerra ai troll che minacciano e generano flame , dando nel contempo fiato a quanti – Facebook e Google in primis – si sono in varie occasioni dichiarati favorevoli all’uso (più o meno) esclusivo delle identità verificate nella partecipazione al dibattito online.
Alfonso Maruccia