L’intelligenza artificiale promette di rivoluzionare il modo in cui svolgiamo le attività quotidiane, automatizzandole e rendendole più veloci rispetto a quanto potrebbe fare un essere umano. Tuttavia, in questa fase iniziale, l’esperienza con i gadget AI si rivela spesso incoerente, soggetta a errori grossolani e lenta. In sintesi, la qualità è ancora lontana dalle aspettative.
I gadget AI: un esordio deludente
Humane AI Pin e Rabbit R1, due gadget basati sull’intelligenza artificiale lanciati ad aprile, hanno ricevuto finora numerose critiche. L’AI Pin si surriscalda rapidamente e spesso è lento nel fornire risposte. Rabbit R1, d’altra parte, fatica a localizzare l’utente, ha una batteria che non dura un’intera giornata e commette errori grossolani nell’elaborazione delle richieste.
Joe Maring, durante i test per la sua recensione su Digital Trends, ha vissuto un’esperienza frustrante con Rabbit, che spesso ha fornito risposte assurde alle sue domande. Il suo verdetto è stato che si tratta di un “bel fermacarte da 199 dollari“, un giudizio severo per un dispositivo che gli ha persino comunicato una temperatura di 78 gradi Celsius quando gli è stato chiesto il tempo.
Il confronto con gli smartphone non regge (ancora)
Ciò che rende ancora più deludente l’esperienza con questi gadget AI è che non promettono di fare nulla di veramente rivoluzionario. In pratica, utilizzano interfacce vocali con l’intelligenza artificiale per svolgere attività che già svolgiamo con i nostri smartphone, come ordinare cibo o fare domande. E lo fanno in modo peggiore.
Gli smartphone, infatti, si dimostrano molto più efficienti in queste attività. Una dimostrazione di Marques Brownlee mette a confronto la velocità di riconoscimento del Cybertruck utilizzando l’IA multimodale su Humane AI Pin con quella di un Galaxy S24 Ultra che utilizza Google Lens, evidenziando la superiorità di quest’ultimo.
Anche il più economico degli smartphone Android, con un prezzo di circa 200 dollari, può offrire un’esperienza migliore di questi gadget AI, grazie alla possibilità di utilizzare Google Lens per le esperienze di IA multimodale e di accedere facilmente a ChatGPT o Gemini per il resto.
L’importanza dell’hardware
L’attrattiva dei gadget AI dovrebbe risiedere principalmente nell’hardware. Rabbit R1 sembra disattendere completamente questo punto, presentandosi come l’ennesimo oggetto da portare in giro che non offre nulla che uno smartphone moderno non possa già fare egregiamente. Humane AI Pin, invece, propone una visione convincente con il suo hardware, ma è evidente che non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
Insomma, l’idea che questi dispositivi possano eclissare gli smartphone sembra alquanto prematura. I telefoni sono diventati estremamente efficienti e ci vorrà un lavoro sorprendente per far sì che qualsiasi nuovo dispositivo incentrato sull’AI superi ciò che è stato fatto negli ultimi due decenni. Allo stato attuale, sembra che i gadget AI non siano partiti con il piede giusto.