Una brutta vicenda legale minaccia il futuro di Hyperloop One, società creata per realizzare l’omonimo sistema di trasporto “sotto vuoto” proposto da Elon Musk e che sarebbe invece votata, a dare peso alle accuse mosse da uno dei suoi co-fondatori, all’arricchimento degli amministratori e relativo codazzo di parenti, amanti e altri personaggi che poco hanno a che fare con i sistemi veicolari di nuova generazione.
Motore principale della causa è Brogan BamBrogan, co-fondatore recentemente estromesso che si alleato con altri tre dipendenti di Hyperloop One per accusare il co-fondatore Shervin Pishevar, il CEO Rob Lloyd, l’ex-responsabile legale Afshin Pishevar (fratello del primo Pishevar) e l’investitore Joe Lonsdale.
Gli accusati avrebbero anteposto il proprio interesse personale a quello dell’azienda, accusa BamBrogan, portando alla realizzazione di un ambiente di lavoro invivibile e alla violazione dei contratti in essere, alla diffamazione, alla violenza morale e addirittura all’aggressione fisica.
I fratelli Pishevar e gli altri accusati avrebbero trasformato Hyperloop One in un “esercizio guidato dal marketing” piuttosto che in un’azienda fondata sullo sforzo ingegneristico, sostiene BamBrogan, con Shervin Pishevar impegnato a pagare prima 15mila dollari e poi 40mila dollari al mese l’amante assunta per gestire le pubbliche relazioni della società.
Nel frattempo Joseph Lonsdale ha provato a far assumere la piccola società del fratello minore senza alcuna esperienza per le specifiche necessità di Hyperloop, mentre Shervin Pishevar ha assunto il fratello avvocato garantendogli un salario e stock option parecchio superiori a qualsiasi ingegnere della società.
C’è poi di mezzo anche un cappio , che BamBrogan avrebbe trovato sulla propria sedia a mo ‘ di minaccia durante un pranzo con investitori russi interessati all’impresa di Hyperloop. L’imprenditore avrebbe anche provato a raddrizzare le cose con una lettera di accusa contro il management firmata da alcuni dipendenti, ma alla fine i proponenti ci hanno ricavato solo l’avvio di una campagna persecutoria con tanto di minacce di violenza personale.
Alfonso Maruccia