Il drive prodotto da HyperOS segue la scia del Gigabyte i-Ram, in quanto a funzionalità. Il prodotto Gigabyte era infatti composto da un modulo PCI Express sul quale era possibile montare 4 banchi di RAM DDR, e connetterlo poi tramite interfaccia SATA.
Un metodo più economico per realizzare un disco di memoria allo stato solido, in quanto esistono da anni compagnie che si occupano di soluzioni simili ma i prezzi sono tutt’altro che accessibili. Il prodotto HyperOS utilizza anch’esso memorie di tipo DDR, ma risiede in un box da 5.25 pollici per un posizionamento migliore. A differenza del Gigabyte, è dotato di 8 slot DDR, quindi l’aumento di spazio disponibile è sensibilmente superiore, ma si differenzia anche per l’interfaccia di connessione. In questo caso infatti è stata prediletta l’interfaccia ATA classica, fattore che limita la velocità massima di trasferimento dati da e verso PC, ma non obbligatoriamente le prestazioni globali. Ovviamente sarà necessario affiancare ad un drive di questo genere un hard disk classico, con l’antiquata tecnologia a testine e dischi rotanti… già, perchè un disco del genere, composto di chip di memoria RAM, ha bisogno di essere costantemente alimentato. Pena la perdita dei dati memorizzati. Sacrificio affrontabile a fronte di un’installazione di Windows XP in soli 4 minuti (tanti quanto promessi dal produttore)?
Test e conclusioni
Ancora una volta è Tom’s Hardware ad affrontare una periferica del genere, un prodotto di nicchia che interesserà molti “geek”. Ovviamente il confronto non potrà che essere negativo per la periferica Gigabyte, recensita da Tom’s tempo fa.
Nei test di I/O, HyperOS si è mantenuto sempre al di sotto dell’i-Ram, e ciò era quasi scontato date le differenze tra le due connessioni utilizzate. I tempi di accesso restano su valori bassissimi, nell’ordine del millesimo di secondo per entrambe le soluzioni.
Purtroppo anche nei rimanenti test il drive HyperOS si è mantenuto in una posizione più bassa rispetto all’i-Ram, testato anche in configurazione RAID 0 per una velocità esagerata. Stessi valori per i tempi di boot di Photoshop e XP, avviabile in soli 17 secondi.
In conclusione, un dispositivo poco dissimile dalla controparte Gigabyte. La connessione utilizzata è differente, per cui un utente che non ha ancora delle porte SATA sul proprio PC potrebbe preferirlo. Altro fattore è la superiore capacità massima, doppia rispetto all’i-Ram. Da mettere sul piatto però anche una minore velocità di input/output (leggi copia file da e verso altri dispositivi).
Giovanni Fedele