A Mountain View stanno a cuore le preoccupazioni degli utenti e delle autorità di controllo sulla privacy, e per dimostrarlo dal Googleplex arriva la conferma che i Google cookie, i piccoli file binari usati per registrare le impostazioni base del websurfing , non dureranno più di due anni in caso di mancato utilizzo , un tempo che l’azienda considera accettabile per tenere traccia delle attività degli utenti e per la fornitura dei propri servizi.
L’annuncio pubblicato sul Googleblog comunica l’intenzione di Google di far scadere i cookie PREF, a partire dal mese prossimo, dopo i suddetti 2 anni di non utilizzo. Oggi quei cookie sono configurati per “scadere”, si fa per dire, nell’anno 2038.
“Dopo aver ascoltato i pareri dei nostri utenti e dei difensori della privacy, abbiamo concluso che sarebbe una buona cosa per la riservatezza ridurre in maniera significativa il periodo di vita dei nostri cookie” scrive sul weblog Peter Fleischer, Global Privacy Counsel per BigG.
I cookie di tipo PREF vengono utilizzati dal motore di ricerca per ricordare cose come la scelta di cercare i termini nel web in lingua inglese, il numero massimo di risultati da visualizzare per pagina o le impostazioni del filtro SafeSearch per impedire la presentazione di materiali dai contenuti sessuali espliciti. Informazioni che, tra backdoor di stato e intercettazioni a raffica , a conti fatti non rappresentano una minaccia poi tanto preoccupante alla riservatezza dei netizen.
E pur tuttavia la scadenza eternamente procrastinata delle impostazioni di Google era diventata fonte di preoccupazione per utenti e Garanti della Privacy europei: è pur vero che qualunque browser moderno (come Firefox oppure Opera) permette di gestire a totale piacimento dell’utente i cookie registrati in locale dai siti web – prevedendo tra le altre cose la possibilità di cancellarli a comando o ad ogni chiusura della finestra del navigatore – ma l’anticipazione della loro scadenza, in aggiunta all’ anonimizzazione dei log annunciata questo marzo, dovrebbe, secondo i piani di Google, mettere il freno alle crescenti geremiadi nei confronti della tentacolare pervasività dei propri servizi di indicizzazione e ricerca.
Non solo, dovrebbero contribuire a far sì che operazioni controverse , come la vendita di pubblicità nei videogame o l’ adware sui PC Dell , non abbiano la meglio nel definire una evilness che Google tenta di allontanare da sé, sperando che tutti se ne accorgano.
Alfonso Maruccia