I nostri adolescenti sono sempre più intrappolati nella rete, a discapito di Tv e altre forme di intrattenimento. È finita l’era della MTV generation, se mai sia davvero esistita. Non ci si ritrova più nei bar: si deve essere online. Troppo MySpace, troppo social network. Musica e internet non sono mai andati così di pari passo. Tutti luoghi comuni, ovviamente, ma poi ecco che tra capo e collo piombano cose come la guerra mediatica condotta a colpi di mouse tra i fan dei Tokio Hotel , band tedesca di adolescenti, e chi proprio non li sopporta.
La disputa assume grottescamente i toni della guerra di religione, con due fazioni che si combattono come se lo spazio online fosse materia scarsa, come se fosse necessario ostacolare il proliferare del verbo affinché non occupi tutto lo spazio disponibile, come se questo fosse effettivamente limitato. L’importante è esserci, nel bene e nel male. L’importante è rivendicare il proprio ruolo, luogo e credo. Per tentare di uscire dall’intricata messe di lettere e segnalazioni giunte in redazione sulla questione, Punto Informatico ne ha parlato con Cristina Sivieri Tagliabue, giornalista e blogger che ha già dedicato alla cosa un suo interessante post .
Punto Informatico: In redazione sono giunte molte segnalazioni su una presunta “guerra” online tra fan e contro-fan dei Tokio Hotel. La sensazione è che sia la punta dell’iceberg di una serie di nuovi fenomeni sociali che tendono a sfuggire ai riflettori, anche perché avvengono in nicchie telematiche raramente frequentate da adulti. Cosa ne pensa?
Cristina Sivieri Tagliabue: Non conoscevo questo gruppo, non ne avevo mai sentito parlare. Però poi la figlia di un mio amico aveva iniziato a parlarne costantemente ed era in fibrillazione per la data italiana del loro tour. Così ho deciso di procurarmi i biglietti e di accompagnare lei ed una sua amica all’evento. Quindi mi sono informata su questa band: volevo capire il perché di tanto entusiasmo. Navigando sul web ho notato la prima cosa singolare, ovvero l’esistenza di un nuovo genere letterario: il Fan fiction . Queste ragazze letteralmente vivevano all’interno dei loro blog, in spazi del web completamente estranei all’ambito delle major discografiche, scrivendo storie su di loro e i loro idoli.
PI: Sembrerà strano, ma a causa dei Tokio Hotel molti adolescenti si stanno avvicinando alla lingua tedesca, la stanno apprendendo.
CST: Vero. Andando al concerto, le due ragazzine hanno passato tutto il tempo in macchina ad interrogarsi su quali fossero le parole in lingua tedesca per dire qualcosa tipo “ti amo” o “mi piaci”. Altro aspetto singolare: ho notato che molte di loro più che alla musica erano ben attente a fotografare tutto, in modo da poter immediatamente riportare l’esperienza vissuta all’interno della comunità. Mi ha stupito questo atteggiamento, vivere l’evento nell’attimo, collettivamente, quasi dovesse essere per forza un qualcosa da condividere.
PI: L’hype accanito sulla vicenda è anche un’occasione di marketing? Si può ipotizzare un’azione di viral marketing per dar vita ad una contesa con questi toni ed ampiezza?
CST: All’inizio mi son chiesta se dietro a tutto questo ci fosse la casa discografica, ma poi mi é stato spiegato che il fenomeno è stato gonfiato dai fan. È risaputo che i teenager sono un ottimo target per il mercato perché spendono anche in base ad una nuova consapevolezza della tecnologia. Ed è ovvio che la casa discografica punti a questo. Quando la band fu ospite di una nota catena internazionale, ci fu il rito della firma sul disco appena uscito. Per poter avere l’autografo bisognava prima acquistare il cd e poi mettersi in coda. Saranno state almeno 1500 persone e ben poche son tornate a casa col cimelio…
PI: Veniamo alla fazione contro . Cosa ne pensa degli anti Tokio Hotel?
CST: Credo sia questione di fanatismo. D’altronde c’è chi è diventato famoso per questo. Sinceramente ritengo inutile perdere tempo per opporsi a qualcosa di così banale.
PI: In sostanza cos’hanno questi Tokio Hotel di così speciale?
CST: Non sono una sociologa, ma ho osservato la cosa. Sicuramente rispondono a modelli estetici nuovi. Il loro look e le loro acconciature ricordano molto i manga giapponesi. Poi vengono considerati bellocci, scrivono canzoni che parlano di amore e di amicizia e magari ciò fa pensare alla prima storia d’amore, perché alla loro età si vivono le prime esperienze sentimentali.
PI: Ultima domanda. Chi le piace di più tra Bill (il cantante, ndr) e Tom (il chitarrista)?
CST: (ride) Beh, se proprio devo rispondere dico Bill perché ho sempre preferito i cantanti… D’altronde adoravo Simon Le Bon.
a cura di Vincenzo Gentile