Roma – Ci aveva già pensato Motorola, con il suo cellulare antibatterico , a mettere in guardia appassionati e professionisti di SMS e chiacchierate on the road , ma ora l’estremo grado di sporcizia che si cela sopra, sotto e tutt’intorno a cellulari, smartphone e gingilli simili ottiene la certificazione di un esperimento “informale” condotto in ambito universitario.
Il professor Charles Gerba, dell’ Università dell’Arizona , ha usato il suo “germ meter”, misuratore della presenza di batteri e altri microrganismi infettivi, per verificare la salubrità di 11 cellulari. Il risultato ha sentenziato il fallimento del test per cinque di essi, essendo i suddetti diventati ricettacolo per migliaia di tipi diversi di batteri .
Piuttosto che strumenti privilegiati di comunicazione, gli handset si sono nei fatti trasformati in potenziali vettori di malattie : la presenza dei microrganismi infettivi non sarebbe un problema finché la “sporcizia” fosse esclusivamente quella del proprietario del dispositivo. Purtroppo la tendenza a prestare il cellulare in giro e posarlo nei luoghi più impensabili – il tavolino di un bar? un muretto che costeggia la strada? il manto d’erba di un parco pubblico? – non fa altro che incrementare enormemente le possibilità di veicolare infezioni alla cute e simili problemi di salute.
I possibili rimedi? Precauzione innanzitutto : il cellulare è un oggetto personale che non va dato in mano a nessuno. E magari dargli una passata di alcol di quando in quando, come consiglia Engadget , oppure ricorrere ad un ben più tecnologicamente avanzato apparato Bluetooth che possa eliminare il contatto tra smartphone e guance.
Alfonso Maruccia