Qualche anno fa Apple manifestò la chiara intenzione di concentrare i suoi sforzi sui dispositivi portatili, che a suo modo di vedere avrebbero rappresentato, di lì a poco, la parte di mercato in maggiore espansione (e quindi anche la più ricca di profitti).
Osservando quello che sta succedendo oggi, dobbiamo riconoscere che quella scelta è stata più che mai azzeccata. Apple è in forte crescita: due ricerche indipendenti le assegnano il terzo posto nel mercato americano, con una percentuale compresa tra il 6 e l’8%, dietro gli irraggiungibili Dell e HP, ma davanti ad altri colossi come Toshiba e Gateway.
Se queste ricerche sono per molti versi approssimative, in quanto basate su dati statistici e stime di diffusione, i dati finanziari del trimestre appena concluso parlano chiaro. Apple ha venduto quasi 2,2 milioni di computer Mac, il 34% in più rispetto allo scorso anno, mentre gli altri produttori hanno registrato crescite più modeste (nella migliore delle ipotesi intorno al 15-16%) se non addirittura dei cali.
Snocciolando ancora numeri, nel trimestre appena terminato Apple ha fatturato 6,22 miliardi di dollari con un utile netto di 904 milioni, pari a 1,01 dollari per azione diluita. Questi dati hanno fatto schizzare verso l’alto il valore del titolo AAPL, che nella giornata del 22 ha chiuso vicina ai 175 dollari. L’andamento crescente non è finito alla chiusura, ma è continuato anche nelle trattazioni a mercato chiuso e nel momento in cui sto scrivendo, complici anche le ottime previsioni per il prossimo anno (si parla di risultati ancora migliori e 1,42 dollari per azione), il valore delle azioni Apple ha superato la soglia dei 185 dollari.
La forte crescita è merito dell’ottimo andamento del settore dei portatili (in particolare del MacBook), che ormai rappresentano più dei 2/3 delle macchine vendute, ma non dobbiamo dimenticare l’indiscusso successo di iPod e iPhone. Il primo continua la sua serie di successi registrando oltre 10 milioni di pezzi venduti, mentre l’iPhone, con il suo milione e 119.000 unità del trimestre appena terminato, porta le vendite totali dell’anno a quasi 1,4 milioni.
Per la prima volta Apple rende noto anche il numero di iPhone “sbloccati”, stimato in base al numero di cellulari venduti e di contratti attivati: si parla di circa 250mila unità, una percentuale decisamente alta (quasi il 20%) che mette in evidenza diverse situazioni. Prima di tutto c’è la voglia di utilizzare il telefono anche al di fuori degli USA, unico Paese dove l’iPhone è ufficialmente disponibile: la vendita europea partirà solo dal 9 novembre nel Regno Unito e in Germania, proseguirà a partire dal 29 novembre in Francia (dove probabilmente verrà messo in vendita anche un modello “sbloccato”) e nulla si sa per gli altri paesi.
In secondo luogo, come già successo in altre circostanze, c’è la voglia di utilizzare iPhone senza legarsi ad un operatore e soprattutto senza legarsi ad abbonamenti che comporterebbero spese elevate per utilizzi magari modesti (non tutti spendono 50 o 60 euro al mese, soprattutto in Italia, dove la maggior parte dei contratti è con schede ricaricabili).
Ultimo, ma non per questo meno importante, la voglia di “aprire” iPhone a nuove applicazioni per utilizzarlo in maniera più intensiva, slegandosi dalle necessità di collegarsi alla rete per utilizzare applicazioni Web 2.0 e far sì che, da un semplice iPod che telefona, iPhone diventi un oggetto capace di sostituire in tutto e per tutto gli alti smartphone.
Quest’ultima è un’esigenza sentita anche dagli utilizzatori del nuovo iPod Touch, che dell’iPhone condivide sistema operativo e interfaccia multitouch, ma, non avendo la possibilità di collegarsi autonomamente ad Internet, necessita di un punto d’accesso wireless per poter utilizzare le applicazioni web (applicazioni alle quali Apple ha dedicato un’apposita pagina ).
Com’era inevitabile, Apple ha reso noto che a partire da febbraio (ma c’è da scommettere che la forte richiesta potrebbe accelerare i tempi) distribuirà un apposito SDK per consentire agli sviluppatori di creare applicazioni “native” da installare su iPhone e iPod Touch.
Le applicazioni saranno molto probabilmente distribuite attraverso iTunes e comunque saranno certificate da Apple per assicurare (nei limiti delle possibili verifiche) che non possano recare problemi di stabilità o di sicurezza a questi dispositivi. Quella di certificare le applicazioni per l’installazione è una strategia già seguita da altri produttori ed è comprensibile che Apple voglia assicurare il massimo livello di sicurezza, e nello stesso tempo mantenere un certo controllo, su un oggetto come iPhone e sulla versione “mobile” di Mac OS X.
Al di là della modalità di distribuzione che verrà scelta, è comunque evidente che un tool di sviluppo preliminare è già tra le mani di alcuni produttori fidati come Google, che altrimenti non avrebbero potuto sviluppare applicazioni come Maps e YouTube. Inoltre è altrettanto evidente che difficilmente Apple riuscirà a mantenere il pieno controllo della situazione visto che in questi mesi, nonostante l’assenza dei tool di sviluppo, l’inventiva dei programmatori indipendenti è stata tale da consentire lo sviluppo di giochi, programmi di chat, emulatori di vecchie console, web server, client FTP e molto altro ancora. A conferma dei futuri sviluppi per i dispositivi portatili, secondo alcune voci lo stesso ritardo di Leopard sarebbe stato causato non solo dalla maggior richiesta di sforzi per il completamento di iPhone, ma anche dalla necessità di aggiungere funzionalità per una maggiore integrazione con iPhone e iPod Touch. La risposta a queste voci l’avremo a breve, visto che per venerdì è previsto il rilascio di Leopard, e se così fosse dovremmo aspettarci anche un aggiornamento del firmware che aggiunge nuove possibilità di utilizzo per possessori di questi dispositivi.
Tirando le somme, Steve Jobs ha sempre dichiarato di non voler rientrare nel mondo dei palmari, ma producendo oggetti come iPhone e iPod Touch, con una versione ad hoc di Mac OS X che ha enormi potenzialità di sviluppo, non ha fatto altro che realizzare qualcosa che se non è un palmare vero e proprio, ne rappresenta la sua naturale evoluzione.
L’interfaccia di nuova concezione si sposa nel migliore dei modi con le necessità di un dispositivo palmare: ogni impostazione è raggiungibile in maniera semplice e con pochi passaggi, senza passare da menù e sottomenù che richiedono la pressione col pennino di scritte microscopiche. La movimentazione degli elenchi è naturale e il multitouch aggiunge quel pizzico di innovazione che per ora è limitato allo zoom di immagini e pagine web, ma che in futuro potrà sicuramente servire per raggiungere nuovi concetti di utilizzo.
L’aspetto dell’interfaccia è qualcosa che difficilmente si riesce a comprendere finché non si ha tra le mani uno di questi oggetti: chi dice che le stesse cose si fanno anche su qualsiasi altro palmare o smartphone, o non ha mai provato iPhone, o ha esigenze che non vanno al di là del voler riprodurre in piccolo quello che accade sullo schermo dei normali computer, concetto che (ergonomicamente parlando) presenta numerosi difetti di usabilità.
Alla fine di tutte queste considerazioni, cosa ci aspetta per il prossimo anno? Sicuramente Apple spingerà molto l’acceleratore su nuove funzionalità da implementare nei suoi device ultraportatili, novità che potranno arrivare con Leopard, con aggiornamenti del firmware o, più avanti, con applicazioni di terze parti.
Un’ulteriore spinta al comparto iPod è arrivata recentemente dall’abbassamento dei prezzi della musica senza DRM in vendita sull’iTunes Store, musica acquistabile direttamente anche da iPod Touch e da iPhone tramite l’apposita interfaccia di accesso.
Parlando esclusivamente di iPhone, nel corso del 2008 dovrebbe arrivare una nuova versione con UMTS, HSDPA/HSUPA, e modulo GPS. Qualcuno si è spinto ad ipotizzare un rientro ufficiale di Apple nel mondo dei palmari o un suo ingresso nel mondo dei tablet PC, con un dispositivo simile ad iPod Touch ma con uno schermo più grande e una risoluzione maggiore. Difficile credere ad un’ipotesi del genere, visto che lo stesso iPod potrà fare di tutto grazie al futuro supporto per le applicazioni sviluppate da terzi, ma in realtà ci sono due possibilità che potrebbero aver alimentato tale voce. La prima riguarda iPod Classic, che potrebbe essere soppiantato (o affiancato) da un iPod Touch con hard disk: l’utilizzo di un display a risoluzione maggiore, con relativo potenziamento del comparto video, consentirebbe di realizzare una sorta di AppleTV portatile. La seconda possibilità è quella che vede Apple in procinto di rilasciare un MacBook ultraportatile con schermo da 11 pollici. In questo caso però non si potrebbe parlare di palmare, ma di un computer vero e proprio, con una versione completa di Leopard ed eventualmente alcune novità derivate dall’esperienza maturata in questi mesi sulle funzioni multitouch (a tal proposito rammentiamo che già ora i touchpad dei portatili Apple riconoscono la pressione di due dita per realizzare alcune funzioni).
Tornando con i piedi per terra, Leopard rappresenta con assoluta certezza la novità più imminente, ed è sulla bocca di tutti: la visibilità raggiunta da Apple con iPhone, e lo scetticismo manifestato verso Windows Vista, potrebbero dare un ulteriore impulso alla vendita di unità Mac, possibilità che poteva essere sfruttata ancora meglio se Leopard fosse uscito senza ritardi. Altre grosse novità non sono previste fino all’inizio del prossimo anno, anche se Apple è ben nota per i suoi lanci a sorpresa.
Domenico Galimberti
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