Alcuni media italiani hanno parlato di “svolta”, in realtà ciò che sta accadendo è che Google sta difendendo la propria posizione , limitandosi a rivedere su richiesta della Commissione Europea alcune delle proprie politiche sulla privacy e la data retention, spingendosi sin là dove le concessioni non influiscano sulla qualità dei servizi offerti.
Questo il senso della conferma dell’azienda: i dati ottenuti dalle navigazioni degli utenti verranno anonimizzati dopo 18 mesi anziché dopo 24. In Europa, perché era la UE a richiederlo. Negli USA, dove sono tollerati 24 mesi, questa sarà la scadenza di quei dati.
Google ha anche messo le mani avanti e in una lettera ai Garanti europei della privacy ha spiegato che scendere sotto i 18 mesi di conservazione dei dati significherebbe minacciare la qualità dei propri servizi. E non lo ha detto per caso: vi sono paesi europei in cui la data retention sopra i 6 mesi non è ammessa, come altri che la estendono a 24 mesi, come l’Italia.
Uno degli elementi chiave di questa nuova “strategia” è rappresentato dai celebri Google cookies , i file archiviati sui computer degli utenti dai servizi di Google. L’azienda ha confermato che intende ridisegnarli, perché abbiano una scadenza temporale definita e non pressoché infinita come quelli utilizzati oggi.