Shanghai (Cina) – Grosso guaio per Yahoo! China , il distaccamento cinese dell’azienda di Sunnyvale gestito dall’operatore locale Alibaba . IFPI , l’organizzazione internazionale dell’industria fonografica, ha dichiarato a Bloomberg di essere sul piede di guerra contro i collegamenti a canzoni pirata offerti dal motore di ricerca.
I legali di IFPI starebbero per avvalersi delle nuove leggi sul copyright varate da Pechino e sono pronti a chiedere risarcimenti e condanne penali. “Siamo già sulla nostra strada per intentare una causa”, ha detto John Kennedy, direttore di IFPI. Non è la prima volta che l’industria multimediale si scaglia contro i motori di ricerca cinese: è già capitato a Baidu , numero uno nella Repubblica Popolare e finito al centro delle polemiche per lo stesso motivo.
Gli esperti ed i tecnici cinesi rimasti coinvolti nel procedimento, conclusosi con la condanna di Baidu, si difesero sfoderando la questione del diritto alla ricerca : se un motore indicizza i dati presenti su Internet, è giusto che indicizzi anche tracce audio pirata eventualmente pubblicate da terzi. Kennedy ha più volte dichiarato che “gli ISP non sono ancora dalla parte dei discografici” e che in Cina “hanno spesso chiuso entrambe gli occhi di fronte alle gravi violazioni avvenute attraverso i loro servizi, tutte a discapito dei nostri membri”.
La pirateria rimane un problema gigantesco in Cina. Gran parte del mercato dei contenuti cinese è completamente in mano alle organizzazioni che diffondono copie illegali di film, canzoni e videogiochi. “Il paese deve neutralizzare la cultura della pirateria”, ha aggiunto Kennedy in un intervento raccolto da BBC .
Per quanto riguarda il mercato discografico, il valore delle vendite illegali in Cina si aggirerebbe attorno ai 400 milioni di dollari , pari al 90% del totale. Cifre ragguardevoli che spaventano l’industria. Specialmente se considerano la composizione demografica ed il livello di digitalizzazione della Repubblica Popolare: il grande paese potrebbe presto diventare il mercato discografico più grande del globo, ma la “cultura della pirateria” rappresenta un grandissimo ostacolo per ogni forma di sfruttamento economico della situazione favorevole.
Recentemente il governo americano ha completato la prima fase di un complesso programma internazionale di lotta alla pirateria. Secondo il Procuratore Generale di Washington, “il fenomeno è destinato ad essere controllato”. Per il momento, la Cina rimane il nemico numero uno di tutti i difensori della proprietà intellettuale.
Tommaso Lombardi