Roma – Ci sono parole di disillusione, di accusa ma anche di rivendicazione di professionalità nel testo di una lunga petizione che ha il sapore di un appello, rivolta dai disk jokey italiani alle istituzioni del nostro paese. In ballo c’è la vexata quaestio del diritto d’autore applicato al lavoro dei DJ nei locali, ai dischi masterizzati che talvolta usano, alle multe e ai sequestri che spesso hanno subito .
“Stop alle denunce contro i DJs”, questo il titolo della petizione che chiarisce subito: “Questo documento vorrebbe ottenere “un’apertura di dialogo” per discutere e chiarire insieme a voi, alcuni aspetti del nostro lavoro che coinvolgono questioni di tipo legale. E non solo”. Quel voi sono, nello specifico, la SIAE , la Guardia di Finanza e il Ministero dei Beni culturali .
Nella petizione i DJ non solo affermano di essere contrari alla pirateria , loro stessi sono spesso anche produttori, ma sottolineano come il loro lavoro costituisca una promozione per la musica e per il mercato della musica, oltre ad essere loro stessi tra i maggiori acquirenti di musica. E spiegano: “Allo stato attuale, troppo spesso ci sembra che il DJ venga sanzionato secondo una interpretazione non corretta della normativa attuale: la cronaca ci mostra come queste sanzioni penali-amministrative siano poi invalidate dai Tribunali della Repubblica”.
“Molti di noi per vari motivi acquistano musica su siti internet specializzati in formato mp3 – si legge nella Petizione – o riversano i propri dischi in vinile su altri supporti (Hard Disk, CD, minidisc, ecc) semplicemente per rendere più agevole il proprio lavoro; altri ancora per motivi di comodità e velocità, accorpano grandi quantità dei titoli in loro possesso in pochi cd masterizzati”.
L’idea di fondo, che sarebbe dimostrata dai sequestri e dalle multe, è che non vengano considerate le esigenze tecniche dei DJ, che si operi in un modo inaudito negli altri paesi europei e che non si interpretino correttamente le leggi sul diritto d’autore . “Ci siamo più volte trovati – continua la Petizione – a seguire le vicende di nostri colleghi che, per indagini condotte secondo interpretazioni della normativa in questione (ART.171-TER) restrittive e superficiali, hanno dovuto affrontare notevoli impegni di denaro per avvocati e processi, nonchè gravi danni alla loro immagine professionale per poi, in fase giudiziale, vedere riconosciuti i propri diritti con sentenze di archiviazione o assoluzione “.
La Petizione prosegue poi con una disamina di alcuni casi eclatanti , in questo senso, e smonta l’interpretazione che è stata spesso data alle normative sulle proprietà intellettuali in ambito musicale, riportando anche casi di cronaca così come apparsi sulla stampa. Alla luce di tutto questo, conclude la Petizione, ne consegue:
– L’uso da parte del DJ del supporto “anche privo di contrassegno S.I.A.E.” è personale, in quanto in nessuna forma o modo ceduto a terzi
– Il lucro per essere tale come descritto dalla norma, deve derivare direttamente dalla duplicazione delle tracce musicali e non dall’aspetto remunerativo per l’operato di “tecnico” o “prestatore d’opera” che il DJ svolge durante la sua mansione
– Non vi è duplicazione abusiva alcuna,in quanto concessa e regolarizzata dall’ART.71-SEXIES e ART.71-SEPTIES, i quali articoli autorizzano la copia privata su supporto di memorizzazione (cd,hard disk,nastri ecc.) in virtù del legittimo possesso o accesso all’opera e pagando un equo compenso applicato anticipatamente sui supporti in questione. “Tale compenso nasce per remunerare gli aventi diritto anche in previsione dell’eventuale copia privata, quindi autorizzata”.
– Inoltre il DJ non “trasmette o diffonde” l’opera in modo che chiunque possa avervi accesso, ma ne fa solamente una “ESECUZIONE” e sempre in senso tecnico, e soprattutto “NON ABUSIVA”, in quanto concessa a priori e regolarizzata da permessi S.I.A.E. e dalla compilazione del modulo denominato “programma musicale” nato per la ripartizione dei diritti d’autore
Conclude la petizione: “Il supporto PERSONALE privo di contrassegno S.I.A.E. in possesso al DJ è lecito. In quanto il “bollino” S.I.A.E. non è previsto per la copia privata . Nella mansione del DJ questo supporto ha gli stessi diritti e limiti del supporto contraddistinto dal contrassegno sopracitato. Il “bollino” S.I.A.E, spesso cercato dalle autorità per contraddistinguere la “legalità” del supporto, in questo caso non ha valore alcuno, in quanto tale contrassegno nasce esclusivamente per regolarizzarne la vendita / distribuzione del supporto, cosa sicuramente diversa dal lavoro del DJ”.
La Petizione è qui