I più attenti dei 24 affezionati avranno immediatamente notato non solo il cambio di titolo, ma anche l’assonanza con quello di una precedente puntata , pubblicata il 14 ottobre 2010, che è essenziale richiamare in quanto dobbiamo ripartire da dove eravamo arrivati. In breve, nell’articolo si faceva notare come il prezzo del Megabyte trasmesso via connessione cellulare fosse passato, nel giro di poco più di un anno, da 6 Euro/MB a 0,016 Euro/MB, diminuendo di prezzo di 375 volte. In proporzione il pieno della vostra auto costerebbe 10 centesimi, ed una cenetta intima per due nel ristorante di grido 20 centesimi.
Una caduta dei prezzi di queste proporzioni poteva essere spiegata solo se gli stessi erano prima tenuti artificiosamente ed incredibilmente alti dalla sinergia di un cartello di provider, da enti di controllo incompetenti o collusi, e da consumatori incredibilmente passivi, disattenti ed un pochino stupidi.
Oggi, a meno di due anni di distanza, ho modificato il contratto di cui sopra con uno che ha il prezzo 15 Euro per 10 GB, quindi il prezzo a MB è 0,0015 euro. Nuovamente più di dieci volte in meno rispetto alle quasi mille del “rilevamento” precedente.
Cosa è successo? Forse il pieno adesso costa 1 centesimo e la cenetta 2? “Solo” 10 volte di meno? Ma 10 volte di meno è comunque un’enormità: un calo dei prezzi di questo tipo su qualsiasi altra cosa farebbe scattare (o dovrebbe) le autorità di controllo ed antimonopolistiche come centometristi alla finale olimpica.
Agli utenti normali sembra una buona notizia, mentre invece dovrebbe essere l’improvvisa consapevolezza di essere stati rapinati anche in questi anni successivi alla precedente e rivelatrice caduta dei prezzi.
Prezzi… E costi.
Chi sta attento all’enorme differenza di significato che esiste tra queste due parole, legge attentamente gli articoli che le usano, ed evita di compere l’enorme errore di confonderli? La differenza tra prezzi e costi, particolarmente nel campo dell’informatica e dell’elettronica di consumo, è cosa troppo importante per liquidarla negli “Spiccioli”, anche quando diventano “Dobloni”, e ne riparleremo presto.
Ma tre conclusioni sembrano inevitabili a questo punto.
La prima è che come consumatori (e stavolta anche Cassandra ne fa parte) siamo stati ancora una volta raggirati come pollastri da gente equivalente a chi in Germania è chiamato ” Strassenrauber “.
La seconda è che le autorità di controllo, sia italiane che europee, dovrebbero “controllare” non solo i browser web, ma anche e sopratutto i prezzi dei beni informatici di prima necessità.
La terza è che il costo della trasmissione di 1 MB in rete geografica è ancora più basso, probabilmente molto più vicino allo zero che a quello attuale, e lo è ormai da molti anni.
Facciamo infatti un esercizietto: consideriamo una connessione ADSL da 7 Mbit/sec sfruttata al 10 per cento della sua capacità con un prezzo di 20 euro al mese.
Il prezzo del Mbit è 0,0001 euro (c’è uno zero in più) cioè 15 volte in meno rispetto a quelli da rete cellulare.
Il prezzo del bit trasmesso non è una grandezza comparabile con quello di uno smartphone o un jeans firmato, ma piuttosto con quello di un barile di petrolio (materia prima strategica) o del pane (prodotto essenziale per la sopravvivenza).
Questo rende queste considerazioni ben più importanti di quelle normalmente oggetto degli “Spiccioli”. Stiamo parlando della materia prima che tiene unito il mondo, e di quanto il bassissimo costo di questa materia prima non venga usato per far stare meglio il suddetto mondo (particolarmente quello povero) ma per arricchire pochi oligopolisti.
Questi soldi, questi dobloni, finiscono in rendite di posizione e manovre finanziare, non nel circolo (talvolta) virtuoso dell’economia reale.
E scusate se è poco.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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