Al cospetto dei membri della commissione giudiziaria al Senato degli Stati Uniti, il direttore del Federal Bureau of Investigation (FBI) Robert Mueller ha ammesso lo sfruttamento di droni per la sorveglianza aerea del suolo a stelle e strisce. In bilico tra i principi di sicurezza nazionale e la privacy di milioni di cittadini, l’agenzia si è presentata a Washington dopo la deflagrazione dello scandalo noto come Datagate .
Stando alle dichiarazioni rilasciate da Mueller – che a settembre lascerà la guida del Bureau dopo 12 anni di servizio – l’agenzia statunitense avrebbe utilizzato “pochi droni in maniera molto limitata”. Gli stessi vertici federali hanno però ammesso l’avvio di un programma speciale per l’adozione di piccoli velivoli intelligenti come nuova forza di polizia sul territorio federale.
Mentre le autorità statunitensi restano nel mirino degli attivisti per la vasta strategia di sorveglianza delle comunicazioni dei privati cittadini, il Bureau ha sottolineato come l’utilizzo dei droni volanti sia servito “solo in determinate occasioni” e per la prevenzione di non meglio specificati incidenti. Lo stesso direttore Mueller non è riuscito a rispondere alla precisa domanda sul rastrellamento delle immagini da parte dei velivoli robotici .
Al vaglio della Federal Aviation Administration (FAA), nel frattempo, c’è sempre l’introduzione sicura dei droni commerciali nello spazio aereo nazionale. Per il chairman di Google Eric Schmidt, le versioni in miniatura dei celebri velivoli militari non dovrebbero circolare così liberamente in ambito privato, ad uso incontrollato dei legittimi proprietari per i fini più disparati: in particolare nelle attività di sorveglianza in aree residenziali.
Mauro Vecchio