Tokyo – La JASRAC ce l’ha ancora con YouTube. Dopo aver costretto il nuovo pupillo della scuderia di Google a cancellare 30.000 filmati dai propri server, la Japan Society for Rights of Authors, Composers and Publishers vuole ora che la censura si estenda, e divenga preventiva: YouTube, secondo l’organizzazione del Sol Levante, deve prendersi le proprie responsabilità , e controllare a monte quale materiale introdotto dagli utenti sia lecito e quale no.
Oltre a dover impiegare filtri per la scrematura dei materiali protetti dai diritti d’autore di proprietà delle etichette rappresentate dalla JASRAC, il social network nato dalle menti di tre impiegati di PayPal dovrebbe poi attivare tre misure precauzionali per combattere l’upload illegale, e cioè:
– posizionare un messaggio in lingua giapponese nella parte superiore della pagina del portale che avvisi dei pericoli che si incorrono con l’infrazione del copyright;
– tracciare i nomi e gli indirizzi IP di chi immette video protetti sul network;
– chiudere in maniera definitiva gli account di chiunque leda i diritti dei rappresentati della società nipponica.
Secondo quanto afferma JASRAC in una lettera di diffida inviata a YouTube, aver messo insieme la lista dei 30.000 clip precedentemente segnalati ha richiesto uno sforzo eccessivo, ed è venuto il tempo in cui il video-portale si prenda le proprie responsabilità a riguardo: “Noi crediamo che la vostra compagnia non dovrebbe semplicemente aspettare che gli interessati si attivino con una procedura di diffida”, si legge nella lettera, “ma dovrebbe prendersi la responsabilità di prevenire, in anticipo, possibili casi di infrazioni del copyright come l’upload e la distribuzione illegali ed evitare del tutto queste infrazioni”.
Esattamente l’opposto di quanto ha finora fatto YouTube: il DMCA, la legislazione americana sul copyright, prevede la protezione di quei provider che, ricevuta una diffida dai produttori, provvedano a cancellare il materiale incriminato. Il controllo a priori è poi praticamente impossibile , dice YouTube, considerando l’enorme quantità di materiale aggiunto dagli utenti ogni giorno. In quest’ottica, il portale potrebbe accettare di buon grado la prima richiesta, ma difficilmente avrebbe i mezzi tecnici per mettere in pratica le altre due.
Per quanto Google si sia finora dimostrato intenzionato a sistemare tutti i problemi legali del suo ultimo acquisto, e YouTube sia in procinto di lanciare uno strumento utile a prevenire l’infrazione del copyright da parte degli utenti, lo scontro delle filosofie agli antipodi di chi vorrebbe il controllo a priori (generalmente i produttori di contenuti e i loro rappresentanti) e i service provider che preferirebbero attivarsi in seguito alla scoperta dell’infrazione, continua a causare notevoli grattacapi ai network basati sul contributo volontario degli internauti.
Alfonso Maruccia