Similmente a quanto stanno provando a testare sul campo i cinque giornalisti francofoni isolati in una fattoria, così un sondaggio condotto dalla George Washington University e Cision (società di analisi) tra i giornalisti della carta stampata e quelli del Web, ha tentato di delineare la propensione all’utilizzo dei social media e la loro considerazione come fonte da parte dei professionisti dell’informazione.
Nove su dieci affermano di utilizzare i blog per le proprie ricerche, due terzi utilizzano anche i social network, poco più della metà Twitter.
I giornalisti stessi riconoscono (o almeno l’84 per cento) maggiore affidabilità alle notizie dei mezzi di informazione tradizionale rispetto alle notizie indipendentemente veicolate dai social media. Sia per l’affidabilità delle fondi sia per il lavoro di contestualizzazione che riesce a fare un professionista dell’informazione.
Il ruolo dei Social media, poi, non si limita a questo, come nel caso di Sky News che ha reso obbligatori sui computer della sua redazione britannica TweetDeck, in modo da tenere sempre aggiornati i cinguettii.
In ogni caso il 45 per cento dei giornalisti intervistati riconosce almeno una certa importanza agli epigoni di Twitter e ai blog. Con la principale conseguenza che cambiano anche le specificità del lavoro del giornalista: da un lato diminuisce la necessità di interazioni sociali, dall’altro si sviluppano specificità (esperti di relazioni pubbliche) utilizzate dagli editori per colmare il gap e arrivare dove si fermano i giornalisti.
Claudio Tamburrino