Nella controversa realtà delle cripto monete purtroppo tornan a parlare di sé le transazioni volte a finanziare attività criminose . È il caso ad esempio delle donazioni fatte a gruppi di jihadisti e volte ad offrire sostentamento alla minaccia globale rappresentata da questi pericolosi gruppi. Recentemente sono apparse su canali come Telegram e Twitter delle richieste di donazione in Bitcoin a favore di un gruppo detto “al Sadaqah” (che in arabo significa carità). Il messaggio di invito, che lamenta la scarsità di protezione per cibo e munizioni, è anche corredato da un video che ritrae un covo rurale dove i “combattenti” usano rifugiarsi. Il commento è laconico: “Supportateci ora”, seguito da ” Donate in maniera anonima con le cripto monete “. A riportare la notizia è il Wall Street Journal .
Si tratta della prova che tra i gruppi di jihadisti si sta diffondendo l’idea (ove già non sedimentata) che la tecnologia e le monete virtuali possano rappresentare un’ottima opportunità per evadere le regole globali a cui è assoggettato il sistema bancario tradizionale , fornendo la possibilità di ripulire denaro sporco oltre che finanziarie direttamente le attività terroristiche . A dare una parziale conferma è Hassan Abdo un portavoce del gruppo al Sadaqah (che dichiara di non supportare lo Stato Islamico o i suoi affiliati): “È veloce, efficiente e non passa attraverso le stesse rotte di interesse e tracciabili che passerebbero attraverso i normali metodi di pagamento; in questo modo noi ei nostri donatori possiamo mantenere il nostro pieno anonimato” aggiungendo che le donazioni (che dovrebbero essere sull’ordine dei mille dollari) sono giunte da zone diverse del mondo.
Yaya Fanusie della Foundation for Defense of Democracies, ed ex analista della CIA, conferma la difficoltà nel tracciare le transazioni e capire chi c’è effettivamente dietro ai movimento di denaro . Spesso infatti vengono usati account associati a false identità . Michael Smith, appartenente al gruppo di pensiero New America specializzato in studi sulla commistione tra uso della tecnologia e terrorismo è convinto che l’orizzonte sia non solo di accontentarsi di contributi economici di tanto in tanto, quanto piuttosto di realizzare una vera e propria rete di simpatizzanti.
Al Sadaqah non è nuovo agli inviti a foraggiare le sue casse attraverso donazioni con Bitcoin. Già a novembre il Middle East Media Research Institute si era accorto di movimentazioni di denaro virtuale a suo beneficio. Grazie agli Exchange non è complicato associare al wallet virtuale una carta elettronica con cui poter ritirare denaro contante presso sportelli ATM. E se i Bitcoin dovessero ad un certo punto essere eccessivamente controllati ci sono sempre un’altra miriade di monete alternative. Ricordiamo infatti che una loro regolamentazione oltre che auspicata è a tutti gli effetti in corso seppur ancora ad un livello superficiale.
Mirko Zago
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