L’otto luglio 2007 sarà ricordato come il giorno in cui si è svolta la prima partita di nanocalcio , in occasione della Robocup 2007 svoltasi ad Atlanta.
Cosa occorre per vincere nel nanocalcio? Le stesse doti che occorrono nel normale calcio che ogni domenica si gioca negli stadi: velocità, agilità, controllo di palla . Certo non è facile quando la sfera con cui giocare è sottile come un capello umano, ma gli scienziati non si scoraggiano: il soccer è un ottimo espediente per mostrare le potenzialità delle nanocreature, che a loro dire sono quasi pronte per l’industria manifatturiera e biotecnologica.
“Se prendi una formica da sola, non può fare granché. Ma tante formiche possono fare cose incredibili” ha detto Michael Gaitan, leader di una agenzia per i progetti sui microrobot, all’ Herald Tribune : “Lo stesso vale per le micromacchine. Dobbiamo solo aspettare per vedere <strong<dove ci porteranno . Per il momento, c’è il calcio”.
Con una palla di soli 50 micrometri , le squadre si confrontano in un campo da calcio più piccolo di un chicco di riso, e concorrono in ben tre differenti specialità. La prima consiste in un semplice sprint da un lato all’altro del campo: le nanomacchine scattano da una porta all’altra, in una gara di velocità. La seconda è uno slalom tra birilli, nel ruolo dei difensori, fino a giungere in vista della rete. Infine un vero e proprio test di tre minuti: vince ovviamente chi segna più goal. I team sono tenuti sotto controllo dall’arbitro attraverso un microscopio .
Quest’anno c’erano solo cinque partecipanti: due della Carnegie Mellon , uno dell’ Accademia Navale statunitense di Annapolis, l’ Istituto Federale Svizzero per la la Tecnologia e l’università canadese Simon Fraser . Si è trattato solo di un match dimostrativo, ma gli “allenatori” sono pronti a fare sul serio e, per l’anno prossimo, si lavora già alla Nanogram Legue , la competizione che raccoglierà le migliori squadre a livello mondiale.
Il team più agguerrito è al momento quello svizzero. Il loro sistema di propulsione supera di gran lunga quello sviluppato dagli altri: creato pensando all’ impiego medico , è perfezionato e già sottoposto a brevetto. Qualche difficoltà in più sembra l’abbiano incontrata soprattutto i canadesi, che hanno scelto di costruire le loro nanomacchine in plastica invece che in metallo: il “derviscio danzante” ha risposto con risultati deludenti, soprattutto in fatto di velocità. Ma per l’anno prossimo, già si pensa al nuovo modello .
Qui sotto, un video del nanocoso svizzero che si esibisce sul campo di gara.
Luca Annunziata