Tra le realtà italiane (in Rete dal 2007) che stanno tentando di portare avanti un progetto strutturato di piattaforma legale di contenuti vi è Cine1 , che fra le sue caratteristiche ha quella di puntare, oltre che sui video online, su supporti alternativi a quelli classici: il digitale e le nuove tecnologie, in fondo, non sono solo streaming e download. Chiavette e altri supporti possono quindi essere alternative per garantire la trasportabilità e permettere di assicurare un valore rispetto al mercato del contenuto venduto.
Pete Maggi, che di Cine1 è fondatore e CEO (e in passato anche produttore cinematografico, già cofondatore di Eagle Pictures )) aveva fatto un primo tentativo nel settore del video online negli Stati Uniti, esordendo con una piattaforma di streaming che garantiva un’offerta gratuita grazie alla pubblicità. La prima in assoluto, anche prima di Hulu che si è poi affermata negli anni successivi dominando il panorama statunitense. Sulla sporta di questa esperienza ha potuto avviare collaborazioni con varie case produttrici tra cui Cecchi Gori e Anika.
Oggi in Italia Cine1 è un progetto in fieri, con un centro di ricerca e sviluppo e già due brevetti in carnet, che punta entro 2-3 anni a distribuire e produrre tutto in digitale. Attualmente ha centinaia di migliaia di utenti solo in Italia. Tuttavia, si parla di appena 10 download al giorno ( conferma così le cifre espresse dal concorrente Play4film). La maggior parte del traffico (il 98 per cento), invece, è procurato dai video gratuiti remunerati tramite pubblicità. Il sistema utilizzato nella versione free del servizio permette di scaricare, noleggiare o visionare gratuitamente la pellicola desiderata scegliendo 3 spot a scelta dell’utente . Questi verranno riprodotti prima del film da visionare, come le pubblicità prima del film al cinema.
Nonostante il fondatore venga dal mondo della produzione e non sia dunque un tecnico, ma – come si autodefinisce – un “uomo del cinema indipendente” per background ed esperienza, l’offerta della piattaforma Cine1 ha per il momento gli stessi difetti riscontrati dai concorrenti : pochi titoli e non recentissimi (121 film nella categoria definita “gold”, 184 in quella “free” che raccoglie le offerte gratuite).
In generale le varie piattaforma di streaming e download legale subiscono le conseguenze dalla mancata connessione con il mercato del cinema (che determina un’offerta nella varietà piuttosto scadente, un grosso problema di contenuti). E proprio su questo punto vorrebbe lavorare Cine1 grazie alle esperienze del suo CEO.
Tuttavia Maggi afferma che non starebbe ancora spingendo, ritenendo il mercato non ancora maturo . Prima, spiega, è importante studiare il settore e predisporre un piano industriale che ne affronti tutti i problemi e ne sfrutti le potenzialità: “Di fatto il mondo sta cambiando, così come le dinamiche commerciali cinematografiche”. In particolare rimangono ancora in sospeso nella definizione del mercato: il livello della domanda, la gestione della proprietà intellettuale e la percezione del valore da parte dell’utente . Tutti problemi che impediscono l’effettiva esplosione di questo tipo di distribuzione.
A proposito della proprietà intellettuale dei contenuti, il DRM sarebbe da mettere in ordine: “manca uno standard – spiega Maggi – bisogna ancora lavorarci”. Gli operatori stanno per il momento aspettando la nuova versione di Silverlight e del cosìdetto DRM11, che “spero risolverà i problemi che si riscontrano oggi con DRM10 (con Adobe) utilizzato attualmente per il download”. DRM11 è in effetti atteso dagli operatori, ma di esso “ancora non si hanno notizie precise su quando arriverà sul mercato”. La principale conseguenza di questo ritardo è la difficoltà ad operare su più mercati nazionali (diversi standard e protezioni richieste): così, anche se l’obiettivo è quello di guardare ad un mercato paneuropeo, per il momento è tutto da rinviare.
Per quanto riguarda poi la questione della pirateria , secondo il CEO di Cine1, è un problema soprattutto degli indipendenti che sono maggiormente colpiti: non hanno le stesse risorse delle major e la televisione li snobba, privandoli così anche di quegli introiti. “Cine1 nasce dalla consapevolezza che la maggior parte delle persone che scaricano film da siti pirata lo fanno perché non hanno alternative legali. L’industria cinematografica non ha compreso che il popolo di internet è un grande amico del cinema. L’arroganza e l’ignoranza, mista ad una notevole pigrizia mentale, di alcuni operatori del settore (produttori, distributori ecc) hanno ostacolato in tutti i modi questa sana rivoluzione culturale”. A questa miopia dal lato distributori si aggiungerebbe una mancanza di chiarezza generale vigente in Rete su alcuni concorrenti sleali in diretta concorrenza con lo streaming legale : l’esempio di Maggi è quello di Megavideo che, sebbene agli occhi dell’opinione comune sembri legale o comunque non correlato ad un comportamento illecito da parte dell’utente, costituisce di fatto un profitto illecito.
La questione dei prezzi costituirebbe invece un falso problema : secondo le ricerche di mercato effettuate da Cine1 il prezzo rappresenterebbe per gli utenti un ostacolo solo nel 20 per cento dei casi . Inoltre non è che le singole piattaforme di streaming possano far molto per intervenire su di esso: solitamente i meccanismi di generazione del prezzo sono basate sul calcolo di quanto rende la vendita di un determinato prodotto in DVD, e da questo si parte per calcolare la quota di royalty dovuta e il prezzo da fissare : per il settore online, invece, vi è ancora un problema di qualità e quantità delle transazioni che complica questo meccanismo.
A ostruire maggiormente il mercato sarebbe invece “la poca usability del sistema di pagamento (soprattutto in sud Europa) e la mancata percezione del valore di un bene privo di supporto”: per questo Cine1 sta anche tentando la transizione verso un digitale che vada oltre a Internet, nell’ottica che vi siano ulteriori sblocchi oltre a DVD e BlueRay e far comprendere che esiste un file oltre al disco. Il fatto è che il supporto fisico ricopre ancora un ruolo importante , e che occorre vedere il digitale come un percorso e non una semplice appendice del mercato tradizionale. In collaborazione con Paramount, per esempio, sta portando in Italia le pennette USB come supporto fisico per i film in vendita , per il momento pensate come elemento da collezione (49 euro, copie limitate e numerate in lingua italiana, mentre meno costosa è la versione in inglese): sul catalogo ci sono ad oggi solo per Star Trek e Iron Man, ma da settembre si prevede di uscire con nuove offerte, da 2 a 5 titoli al mese.
Le pennette vogliono essere un’alternativa più on the road rispetto al DVD: con 2 Giga di memoria aggiuntiva rispetto a quanto necessario per il film, garantiscono infatti un’ottima trasportabilità oltre alla visione domestica. Dal punto di vista della protezione implementata sui contenuti, essi sono abilitati alla visione su sei differenti dispositivi.
Claudio Tamburrino