In una professione di sincerità non comune nell’ambito dello spietato mercato dell’IT, il direttore delle piattaforme mobili di Google Andy Rubin ammette che il lancio di Android , il sistema operativo open source pensato per le piattaforme mobili, è stato quantomeno affrettato . La versione di Android presente sul G1 di HTC , dice Rubin, era più una “versione 0.8” che una “versione 1.0”.
Sono passati mesi, e ora quello stesso Android può fregiarsi della dignità di “full release” continua Rubin, essendo divenuto “molto solido” e perfettamente in grado di fare il proprio compito come vettore di servizi marcati BigG e connettività (più o meno) a buon mercato per i produttori di cellulari e dispositivi mobili.
Anche in quest’ultimo caso, a ogni modo, Android paga i suoi difetti di gioventù : il ritardo tra gli annunci e la commercializzazione, sostiene Rubin, sarebbe dovuto al fatto che “i produttori hanno la necessità di modificare i loro processi e non vengono serviti con un sistema operativo che è al 100% pronto per la produzione”. Le aziende si trovano a dover investire sull’adattamento di Android alle proprie, specifiche esigenze, dice l’executive, ma anche così, secondo Rubin, considerando che l’OS è privo di tecnologie proprietarie per cui corrispondere le dovute licenze, i costi sarebbero inferiori del 20% rispetto a quelli di un sistema operativo di terze parti e a codice chiuso.
Google, a ogni modo, con Android ha già ottenuto risultati notevoli nella diffusione dei propri servizi di rete in mobilità. Sul G1 c’è un marchio “Google” che ne fa un acquisto sostanzialmente obbligato per molti “Google enthusiast”, continua ancora Rubin.
E mentre l’OS si evolve da progetto incompleto a release “solida”, arrivano altri annunci di nuovi prodotti basati su Android. Secondo “documenti confidenziali” citati dal New York Times , l’operatore T-Mobile avrebbe in programma di lanciare, entro il 2010, un tablet e un telefono domestico Google/Android powered .
Nel caso del tablet le informazioni ruotano intorno a uno schermo multi-touch da 7 pollici e senza tastiera “fisica” connessa, ideale per gestire compiti informatici basilari. Il telefono domestico dovrebbe invece essere un dispositivo un po’ più complesso, composto da “cornetta” indipendente e da una docking station per la ricarica e la “sincronizzazione dei dati”.
Non disperino i “Google enthusiast” pronti a comprare Google ma allergici alla plasticosa seriosità di G1, perché il fatidico sticker “BigG” farà presto la sua comparsa anche sugli smartphone Samsung, Motorola, Sony-Ericsson e Asus-Garmin. Per quanto la riguarda, Samsung parla comunque di un Android un po’ diverso dallo standard Google, un sistema operativo adottato “più per il telefono in sé che per l’esperienza legata a Google”, conferma il vice-presidente esecutivo di Samsung Won-Pyo Hong.
Alfonso Maruccia